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Robert Heinlein: A noi vivi

Di: Marcello Berlich | 19/04/2010
Inedito fino ai primi anni 2000, "A noi vivi" può essere a tutti gli effetti considerato il primo 'romanzo' di Robert Heinlein, uno dei 'giganti' del genere Sci-Fi, autore, tra gli altri, di titoli come "Straniero in terra staniera" o "Starship Troopers". Il termine romanzo in realtà va messo tra virgolette, perché la storia cui costituisce poco più di un canovaccio, fornendo all'autore il pretesto per una serie di riflessioni sul suo tempo, in forma di lunghe digressioni sul funzionamento di una ipotetica futura società perfetta. Siamo, insomma, nell'area delle ucronie: a seguito di un incidente, dai contorni sfumati e che per molti resta inspiegato, un cittadino dell'america degli anni '30 si ritrova catapultato nel 2086, nel mezzo, appunto, di una società perfetta, dove molte delle convenzioni sociali del suo tempo sono venute meno, ma nella quale soprattutto si è trovato il modo di far funzionare l'economia in un modo pressoché perfetto, garantendo a ognuno un reddito - base col quale vivere in modo più che dignitoso.. Nella società futuribile descritta da Heinlein l'Europa dopo un fallito tentativo di unione (in forma monarchica), è stata precipitata in un nuovo medioevo dai propri conflitti interni, mentre gli Stati Uniti sono stati coinvolti a più riprese in guerre contro gli Stati sudamericani. Geopolitica a parte, a Heinlein sembra interessare maggiormente esporre le proprie convinzioni riguardo le convenzioni sociali, dall'eliminazione dei vestiti, utilizzati solo per uscire, alla fine delle unioni matrimoniali, in favore di forme di 'convivenza' più libere e aperte (riportando in questo la sua esperienza personale, Heinlein faceva parte tra l'altro di una 'coppia aperta'). Le malattie, come in ogni ucronia che si rispetti, sono state in gran parte debellate (anche attraverso metodi che potrebbero definirsi 'eugenetici'), mentre i viaggi spaziali, conquista della Luna inclusa, sono ancora al di là da venire; per contro, l'utilizzo di veicoli aerei come mezzi di di trasporto quotidiano è divenuto l'abitudine, mentre per strada ci si sposta grazie a delle sorte di 'nastri trasportatori'. Ciò su cui l'autore si dilunga maggiormente è però il sistema economico: il romanzo, scritto alle soglie degli anni '40, risente ancora delle conseguenze della Crisi del '29 e della conseguente Grande Depressione. Ecco allora, che il 'nodo' da sciogliere per un funzionamento corretto e senza squilibri del mondo economico è l'eliminazione del rischio di crisi di sovrapproduzione: come detto, Heinlein si dilunga ampiamente su tali questioni, utilizzando le teorie di alcuni economisti 'eretici' del suo tempo: il 'sistema' finisce per convincere, anche se va detto che a chi non 'mastica' troppo di economia queste numerose pagine potranno apparire abbastanza difficili da digerire. Certo, la 'ucronia' di Heinlein non è probabilmente dotata della stessa forza visionaria altri romanzi del genere, come pure non si può affermare che il libro abbia una grande forza narrativa. La lettura di "A noi vivi" può invece affascinare e incuriosire proprio in quanto 'opera prima', quasi un 'prologo' di tutta la produzione dell'autore del Missouri, potendovisi ritrovare, iin nuce' gran parte delle tematiche affrontate dallo scrittore in quasi mezzo secolo di attività. Lettura consigliata quindi innanzitutto ai frequentatori abituali dello scrittore, ma che in un certo potrà risultare utile anche per i 'neofiti' per farsi un'idea dello stile e delle idee di Robert Heinlein.

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