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Tutto il tonno del mondo. Poco. O meglio: zero (II parte)

Di: Maurizio Nagni | 26/03/2010
      In un blog di qualche mese fa parlavo di come la sovrappesca del tonno richieda un'immediata azione per evitare l'estinzione dell'ennesima specie vivente a causa dell'azione umana. Qualche giorno fa, il 18 Marzo 2010, si è riunito il CITES (Convention on International Trade in Endangered Species) per rivedere le quote o l'eventale blocco del comercio di alcune specie animali o vegetali. E purtroppo peggio non poteva andare; ne l'orso bianco ne il tonno rosso sono state riconosciute specie a rischio di estinzione; la risoluzione sull'orso bianco (48 favorevoli, 62 contrari, 11 astenuti) mascherata da unica risorsa per le popolazioni inuit, per nascondere i semplici interessi economici legati alla sua caccia; sul tonno rosso (20 favorevoli, 68 contrari, 30 astenuti) si è invece riconosciuta la gravità della situazione ma si è preferito fare a scaricabarile su un'altro ente, l'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) che in tutti questi anni ha dimostrato una sostanzale inattività.

      Tra le altre attività su cui la commissione ha ritenuto non dover imporre alcun limite è la caccia agli squali la cui pinne (solo le pinne!! il resto dello squalo vieni rigettato, vivo e amputato, a morire in mare) sono considerate delicatezze in Cina. E non dovrebbe scandalizzare nessuno in un basso, sporco, quanto efficacie scambio di voti, la Cina abbia sostenuto le richieste del Giappone per il tonno e viceversa per la pesca degli squali.

      In Italia dobbiamo dare atto al Ministro Prestigiacomo per le sue iniziative a favore di uno stop immediato della pesca del tonno rosso che però contrastano proprio con le proposte più modeste (stop di un anno) del sottosegretario alle politiche agricole Antonio Buonfiglio ma purtroppo le notizie interne sono contrastanti, se crediamo alle affermazioni di Lega Pesca di un fattivo sostegno dei governi di Italia e Francia al mantenimento delle qote di pesca, o riprendiamo le affermazioni dello stesso Ministro Zaia, contrario alla sospenzione della pesca; e infatti sul sito del ministero delle politiche agricole non esiste una singola dichiarazioni di intenti per la passata riunione, a differenza di quanto fa la Svizzera.

      E' sconfortante come ancora una volta gli enormi interessi di pochi hanno deciso la condanna per essere la cui esistenza è bene universale. Il Canada per l'orso, il Giappone (e, per l'ennesima volta, l'inesistente "posizione unica" dell'Europa) per il tonno, la Cina per gli squali, hanno deciso che il denaro conta di più della responsabilità di essere, la specie umana, quella di avere devastato le risorse naturali e di averne modificato gli equilibri. Mi piacerebbe credere che non è valida l'equazione "se non sei morbido e carino tipo panda, koala puoi anche morire"; se così fosse l'opinione pubblica non potrebbe mai sostenere campagne di protezione per la tigre o per l'orso; figuriamoci per il tonno che ha fatto da sempre parte della nostra tradizione. Ma quale tradizione può giustificare l'estinzione di una specie (a questo proposito vi consiglio caldamente la lettura di Collasso - Come le società scelgono di morire o vivere di Jared Diamond)?

      Dovrebbe essere chiaro a molti che per condizionare l'economia devi parlare il suo linguaggio, il linguaggio dei soldi ed è in quest'ottica che bisogna vedere l'iniziativa di Carefour Europa (ritenuta da Greenpeace italia semplicemente di facciata) e CoopItalia di sospendere la vendita del tonno rosso: sebbene il Giappone, da solo consumi l'80% del tonno pescato, e per questo un boicottaggio nazionale, in Italia, dei prodotti a base di tonno, non arebbe un grosso impatto sulla pesca del tonno, il fatto che aziende nazionali facciano una scelta, sia pure per una semplice "bella figura", mette in evidenza come l'opinione pubblica possa comunque pesare sulle scelte aziendali. E tanto per "rompere le scatole" a chi non tenta nemeno di coprirsi le vergogne, Greeenpece italia, ha pubblicato la classifica Rompiscatole per distinguere chi, tra le varie marche di scatolette di tonno, non si fa scrupolo di usare specie in via di estinzione, checchè ne dica un organismo per il commercio internazionale, e chi differenzia le specie pescate per ridurre l'impatto ambientale: leggetela e se potete tenetene conto la prossima volta che fate la spesa.

      E per essere dei rompiscatole veramente coscenti vi lascio un bel poster con le foto di chi è causa delle scelte fatte sul destino del tonno rosso dove si possono trovare ben quattro italiani: che dite c'è anche il Ministro Zaia?

Piccola curiosità finale. Analizzando 122 anni di ricette (tratte da 105 diversi libri) a base di pesce pbblicati nell'area di Seattle, Philip Levin e Aaron Dufault hanno misurato il "livello tropico" (cioè la posizione nella catena alimentare, per esempio uno squalo ha un livello di 4 o più) delle specie usate nelle 3092 ricette analizzate. Da questa ricerca risulta che il livello tropico medio è passato da 2.9 a 3.4 indicando che le ricette moderne usano più pesci predatori. In realtà i ricercatori si aspettavano un risultato opposto (a causa della sovrappesca il pesce di grossa taglia dovrebbe essere più scarso). La spiegazione sembra sia nel fatto che i libri di cucina NON rapresentano ciò che mangiamo, ma ciò che aspiriamo a mangiare. Da qui la triste conseguenza che la scarsità di una specie ne farebbe ancora di più un cibo di elite cosa che spingerebbe ancora di più la domanda. C'è qualche volontario si prende la briga di fare la stessa ricerca in Italia?

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