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TRAMONTO

Di: Marcello Berlich | 24/03/2010
Negli ultimi anni, Silvio Berlusconi è stato dato più volte come finito, almeno politicamente, e non solo dai suoi avversari: i commenti acidi di Gianfranco Fini al 'discorso del predellino' li ricordiamo tutti.
Tuttavia, che la figura del 'Cavaliere' si stia progressivamente sbiadendo, credo cominci a non essere più solo una 'vana speranza' di chi non condivide le sue idee, quanto un dato di fatto: basterebbe solo pensare al puro e semplice dato anagrafico, al fatto che il tempo passa per tutti. La manifestazione di ieri ha fornito una nuova prova del fatto che la 'stella' di Silvio Berlusconi ha preso la via del tramonto. Non ne faccio, sia chiaro, una questione di numeri: ormai chiunque si riunisca a Piazza San Giovanni è costretto ad affermare, quasi per contratto, che 'siamo un milione', quando è del tutto evidente che quella cifra non è mai stata toccata, o almeno, forse ci si andò vicini in occasione dei funerali di Berlinguer, o della manifestazione contro la guerra del 2002, ma quel numero non è più stato visto nemmeno col binocolo da nessuno: né dal PDL, nè dalla CGIL, né dal Popolo Viola, né da chiunque altro abbia usato quel luogo per manifestare.
Non è tanto una questione di numeri, dunque, ma di atmosfera. Non so è solo una mia impressione personale, ma la manifestazione di ieri, rispetto ad altre 'epifanie berlusconiane', era circondata da un 'alone messianico' molto inferiore. Certo ci sono stati i pullman, la sfilata, i cori, le ovazioni, ma tutto in realtà è sembrato alla fine uno spettacolo già visto, quasi noioso: insomma, finalmente anche nel caso di Berlusconi si può dire che sia stata la 'solita manifestazione', coi soliti slogan contro i soliti 'nemici', la magistratura e la sinistra, per la quale ancora una volta è stata tirata in ballo l'Unione Sovietica, un paragone al quale ormai credono poco anche i berlusconiani 'duri e puri'.
Il problema principale è però che la  manifestazione è nata come protesta contro quello che è successo in occasione del cosiddetto 'caos delle liste', e il fatto è che una bella fetta dell'elettorato berlusconiano ha visto in ciò che è successo non un 'colpo di mano radical giudiziario', quanto un macroscopico esempio di approssimazione, disorganizzazione e incapacità. Stavolta sembra che parte di quell'elettorato non sia tanto disposta a 'passarci sopra', perché dopo tutto siamo tutti comuni cittadini che con scadenze e formalità ci combattono quotidianamente, a prescindere dalle tendenze politiche.
Paradossalmente, quindi, le inchieste di Trani hanno dato una bella mano al Presidente del Consiglio, che ha così potuto spostare il tiro e concentrarsi sui temi a lui cari, mentre altrimenti si sarebbe ritrovato a difendere ciò che tutti sanno essere indifendibile. Ho la netta impressione che senza  l'inchiesta di Trani, la partecipazione alla manifestazione sarebbe stata ancora inferiore.
Infine, c'è un altro fatto: Berlusconi ha sempre dato il meglio in campagna elettorale, ed è per questo che lui si è sempre impegnato ad alimentare il clima di scontro permanente, tra una consultazione elettorale e  l'altra. Ora per Berlusconi nasce un problema: per i prossimi tre anni non si andrà praticamente più a votare. Lui afferma che in questo periodo si potranno finalmente fare le riforme, in realtà gli si presenta un problema grosso come una casa, perché senza scadenze elettorali in vista, dalla sua ampia maggioranza in Parlamento emergeranno ancora di più i distringuo già apparsi negli ultimi anni.
Aumenteranno i giochi di potere, i veti incrociati e quant'altro, e Berlusconi avrà molte meno occasioni di rinsaldare la sua leadership grazie a qualche evento mediatico di piazza. Nei prossimi tre anni la politica rientrerà di prepotenze nei 'palazzi' e questo andrà tutto a danno di Berlusconi, che è uno abituato alla 'piazza'.
L'idea è quindi che rispetto alla 'passeggiata di salute' da lui auspicata, i prossimi tre anni si riveleranno più che mai accidentati, e questo anche a prescindere dall'opposizione del PD, che prima o poi dovrà pure darsi una svegliata.
Insomma, dire che Berlusconi è al tramonto per certi versi può anche essere un'esagerazione, tuttavia i segnali ci sono e non sono pochi.

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