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DUE O TRE COSE SUL 'CASO MORGAN'

Di: Marcello Berlich | 08/02/2010
E parliamone anche qui... probabilmente al fatto e al personaggio è stato dedicato più spazio di quanto meritasse, tuttavia alcune considerazioni - e domande - nascono spontanee, come diceva qualcuno.
Appare almeno il caso di chiedersi, tanto per cominciare, quanto in tutto ciò cui si è assistito ci sia stato di 'vero' e quanto di costruito: agli scandaletti e alle polemicuzze pre-sanremesi siamo abituati da anni; l'interesse per la manifestazione va scemando e ogni anno è necessario trovare nuovi spunti per farlo balzare agli 'onori' delle cronache. Chiaramente le 'esclusioni eccellenti' o i testi provocatori' non bastano più, ci vuole altro.
È allora così campato per aria pensare che il 'caso Morgan' sia stato abilmente orchestrato per far parlare di Sanremo? Tanto più che a guadagnarci è stata la RAI nel suo complesso, visto che tutta una serie di trasmissioni ha 'svoltato' risolvendo il problema di quali argomenti trattare, e potendo così ottenere buoni risultati di audience...
La seconda considerazione è che anche se tutto fosse vero, beh, ancora una volta siamo stati di fronte a un classico caso di ipocrisia italiota: in effetti il 'nodo' della questione non è stato tanto il fatto in sè (Morgan che fa uso di stupefacenti), quanto il fatto che tale comportamento sia stato reso pubblico.
La solita Italia insomma, quella del 'si fa ma non si dice', dei vizi privati e pubbliche virtù... tutti a parlare dei 'fiumi di cocaina' che scorrono nel mondo dello spettacolo, ma tutti nel contempo a dare addosso a Morgan perché è uscito allo scoperto...
Come se poi, col fatto solo di escludere l'incauto artista da Sanremo servisse di per sé stesso a bonificare il mondo dello spettacolo... un bell'antidoping collettivo agli artisti sanremesi appena scesi dal palco sarebbe stato in effetti meno ipocrita, ma il problema sta lì: guai a dirlo, o a rivelarlo...
Terza considerazione: il ruolo ricoperto ancora una volta, come già avvenuto in passato in altri casi di cronaca, dalla televisione. Per un'intera giornata la programmazione RAI ha praticamente vissuto nell'attesa dell'epifania serale di Morgan nel salotto di Vespa, trasformatosi, come altre volte in passato, in una sorta di pubblico confessionale, sede di una cerimonia di penitenza catodica, con Vespa officiante nei panni del padre confessore.
Addirittura il 'serpentone' di RaiNews24 annunciava la presenza di Morgan a "Porta a Porta".
Dopodiché? Dopodiché, come puntualmente succede in questi casi, il nulla. Zero. Non più spazi sui giornali o in televisione alla notizia. Come se appunto, la cerimonia serale a "Porta a Porta" costituisse un culmine, un evento dopo il quale più nulla è necessario dire.
E la droga? E il mondo dello spettacolo? E i cattivi esempi? E le fragili menti dei giovani? In capo a due giorni tutto finito, concluso, come se nulla fosse successo... La questione accesa, bruciata e incenerita in tre giorni.
È questo, che più di ogni altro aspetto della vicenda, fa riflettere e sotto sotto fa anche paura: l'incredibile capacità dei media di creare un 'caso' e derubricarlo dopo tre giorni, tirando in ballo prima i massimi sistemi e la società, evocando verminai da scoperchiare e poi nel giro di ore, far evaporare tutto.
Oggi, a pochi giorni da una vicenda che giunta nelle sue ore più calde sembrava aver assunto le dimensione di una questione nazionale, dove tutti si sono sentiti in diritto di dire la loro, già tutto sembra lontano secoli, o addirittura mai successo.

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