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iPad o non iPad

Di: Maurizio Nagni | 03/02/2010

   Informaticamente parlando, possiamo considerare la "i" un po' come un titolo nobiliare:  iMac, iPod, iPhone. Tralasciamo i figli non riconosciuti o quelli che indossando la "i" come un prefisso cercano di darsi delle arie. E solo una persona molto distratta non può essersi accorta che il nuovo arrivato, l'iPad, è un altro passo, sarebbe meglio chiamarlo tuffo, dentro la marea di informazioni che volenti o nolenti ci circonda in quell'abbraccio impalpabile che può chiamarsi 3G o WiFi, fate un po' voi.

   Ognuno di quelle "i" è fatto attorno a qualcosa, iPod attorno al vecchio Walkman, quegli svariati etti di batteria e plastica (fino a 400gr!);  l'iPhone attorno al più semplice telefono (non telefonino!); l'iPad chiaramente attorno al libro. O è il contrario? Ma allora se è il telefono a essere un accessorio dell'iPhone, è il libro a essere un accessorio per l'iPad. E nonostante questo c'è molto che non è chiaro non sempre esaltante ma non sempre inquietante.

   Mi ritengo una persona molto pratica e per questo, fatti due conti, ho seguito quello che più poteva aiutarmi nella vita di tutti i giorni. E in questa lista non è mai entrato né il telefonino ultima generazione né tantomeno l'iPhone; l'iPod è arrivato praticamente per caso come regalo; mentre l'iMac torna periodicamente come idea ma poi realizzo che il semplice notebook con la mia fida distribuzione Linux (Suse!)  basta e avanza. Ma questa volta, per me, per l'iPad è solo questione di tempo: giusto quello di aspettare che venga messo in vendita.

   C'erano una volta, e ci sono ancora, Sony e Nokia, con le loro tastiere, e funzioni spaziali e poi è arrivato l'iPhone a fondere palmare e cellulare; c'erano una volta, e ci sono ancora, gli eReader, ma sopratutto Amazon con il suo Kindle, e tutti a chiacchierare dell'e-ink, di quanti toni di grigio potevi avere sullo schermo ed ora c'è l'iPad che non solo permette di leggere un libro, ma anche, magari di vederene le figure a colori ma anche, che te lo dico a fare, di navigare su internet o di fare una telefonata.

Ridurre l'iPad ad un semplice eReader è semplicemente mancare il bersaglio di un chilometro. Leggendo un libro in pubblico, la sua copertina rivela in parte chi siamo, diventa parte del processo di socializzazione: l'iPad chiude completamente questo piccolo spazio di visibilità di se stessi. Leggendo un libro o un giornale non si ha altro scopo, ma neanche altra possibilità, che leggere le parole del racconto o dell'articolo: l'iPad spalanca sotto al foglio che stiamo leggendo l'immenso calderone che è internet e nulla vieta che il bestseller del momento non diventi altro che una serie di link, filmati, suoni oppure, alla peggio, "consigli" d'acquisto.

   Leggere un libro cartaceo di Sartre o di Rodari non è la stessa cosa che leggere un articolo cartaceo di Travaglio, di Minà o di Montanelli: un giornale su un browser trova la sua dimensione ideale, quella di un oggetto che può essere costruito in breve tempo e con la massima diffusione. Ma possono essere articoli tecnici, presentazioni, brochures: è davvero necessario stampare, magari a casa, tutto questo?

   "Migliorare il libro", come dice Bezos, il capo di Amazon, è solo una frase ad effetto che come dimostra Jobs, il deus-ex-machina di Apple, con l'iPad non permette di difendere un prodotto come l'eReader come prodotto a se stante. Ne abbiamo fin troppi di telecomandi in casa per non sperare che un giorno un iPod, un iPhone o forse un iPad li fagogiti tutti in un boccone e sempre per questo motivo potremmo cominciare a sperare che venga un qualche iFinal che fagogiti a sua volta tutti i vari iQualcosa.

   La "bella figura" che si può accompagnare dallo sfoggio di un nuovo modello di telefonino è qualcosa che è semplicemente legata al momento di diffusione e di sviluppo di una tecnologia; il bum che fu degli stereo e dei televisori (che in parte ancora resistono) è alquanto ridimensionato e non dubito che il ciclo possa ripetersi con altri oggetti. Per questo credo ad un futuro alla Blade Runner più che alla Matrix, dove i cinesi fanno i cinesi, gli androidi fanno gli androidi e le persone normali hanno problemi normali come arrivare alla fine del mese. E' facile ridurrre le innovazioni come l'iPad ad un semplice business, ad un giocattolo costoso, meno facile è riconoscerne i meriti e le possibilità e sfruttarle per la vita di tutti i giorni e non magari solo per farci il solitario.


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