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LO 'STRANO' CASO DI RENATA POLVERINI

Di: Marcello Berlich | 01/02/2010

Laddove 'strano' è tra virgolette perché insomma, dovrebbe essere strano, ma in realtà qui da noi in Italia non c'è poi di che stupirsi.
La storia di Renata Polverini è infatti, a ben vedere, molto rappresentativa di quali siano al giorno d'oggi i metodi di selezione della classe dirigente.
Chi era Renata Polverini, prima di venire candidata dal PDL alla Presidenza della Regione Lazio? Era, per dirla in soldoni il 'capo' dell'UGL, il 'sindacato di destra'. Curiosa, tra parentesi, questa storia del 'sindacato di destra', come se per qualsiasi associazione sindacale fosse necessario innanzitutto mettersi una targhetta con scritto sopra 'di sinistra', 'cattolico', 'di destra', come se la connotazione politica venisse prima della 'mission' fondamentale di qualsiasi sindacato, la difesa dei lavoratori...
Comunque: UGL - 'sindacato di destra' il cui 'sdoganamento' nei primi anni '90 è andato di pari passo con quello di tutta la destra italiana... non a caso la Polverini viene considerata facente capo a Fini e anzi qualcuno arriva a dire che le sue fortune sono dipese in larga parte dal sostegno datole dall'ex capo di AN, ora Presidente della Camera.
Tuttavia, e qui sta il nodo, ancora prima di essere una 'creatura di Fini', Renata Polverini è, molto più terra - terra, una creatura di Giovanni Floris.
Fino a un paio di anni fa la Polverini nessuno sapeva chi fosse: la sua qualifica di 'capo del sindacato di destra' non le garantiva certo fama e visibilità, dal momento che  l'UGL non conta certo un numero esorbitante di iscritti, e di conseguenza non è nemmeno granché rappresentativo (tra l'altro, quella della reale 'rappresentatività' dei sindacati in Italia è altra questione sulla quale  varrebbe la pena di riflettere, partendo magari dal fatto che oggi i sindacati difendono innazitutto gli interessi dei pensionati, ossia di chi non lavora più...).
Poi è arrivato Floris, al quale bisogna dare atto di avere fiuto e intuito: la Polverini gli è cascata a fagiolo: donna a capo di un sindacato e allo stesso tempo rappresentante di destra, ha permesso a Floris di portare  nelle sue trasmissioni chi 'al di sopra di ogni sospetto di simpatie sinitrorse', potesse allo stesso tempo incalzare gli esponenti del Governo.
Il resto, è venuto da sé: in fondo i sindacalisti non sono tanto diversi dagli altri politici, gli basta riempirsi la bocca di principi più o meno banali, ammantandoli magari di un alone da 'massimo sistema', raramente entrando nel merito delle soluzioni.
La Polverini si è così resa simpatica,  l'eloquio comprensibile, l'aspetto non certo da 'vamp' (in questo smentendo il prototipo del 'femminile' ai tempi della destra di Berlusconi), diventando in breve tempo un 'personaggio' utile alla frangia più sociale della destra, ma non disprezzabile dallo schieramento opposto (prova ne siano le voci che hanno parlato di un tentativo di cooptarla da parte di Veltroni, sempre più attento a imbarcare personaggi provenienti da altre 'esperienze', che non da quelle più vicine al suo, di schieramento).
Si giunge così all'oggi, col PDL in una situazione imbarazzante: si trova un clamoroso calcio di rigore a disposizione, trovandosi di fronte a un PD ridotto ai minimi termini dalla vicenda Marrazzo, ma privo di un giocatore che segni a botta sicura.
Così, nell'assenza di un 'politico' ci si butta sul 'mondo del lavoro', ed ecco sfoderata la 'carta Polverini'.
Va detto che l'inizio non è stato dei più esaltanti, soprattutto perché ancora non si è capito cosa la Polverini rappresenti: i messaggi sono stati contraddittori.
Sotto Natale sono spuntati come funghi i manifesti e i cartelloni con lo slogan 'Con te'... poi ci si è sono accorti che la Polverini aveva al polso un Rolex, non esattamente un orologio 'popolare'... e nella nuova versione è stato coperto dalla scritta 'Polverini Presidente'.
Nel frattempo sono emersi un paio di inghippi, la questione dei dati sugli iscritti all'UGL, e quella di una serie di compravendite e donazioni di appartamenti (con supposta elusione fiscale). Soprattutto, la Polverini si è ripresentata in giacca rossa da Floris, accrescendo forse la confusione... insomma, la Polverini è di destra ma, da sindacalista, la destra di Governo si trova spesso a doverla contestare... la Polverini non è di sinistra, ma nei panni della contestatrice in giacca rossa, un pò di sinistra forse vuole apparire...
Nel frattempo di idee ne ha espresse poche: un appoggio al nucleare, generiche dichiarazioni  a sostegno della 'famiglia tradizionale' per ringraziarsi i cattolici, ma per il resto, poco o nulla.
L'equivoco, l'essere di destra volendo apparire di sinistra, sembra essere insomma al momento la 'cifra stilistica' della Polverini. Un equivoco che al momento sembra celare una certa mancanza di idee e di programmi... come ha già fatto notare qualcuno: non bastano certo due battute a "Ballarò" per poter dirigere una Regione...


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