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LE X-GIRLS DI MANARA: NON SOLO L'OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE

Di: Marcello Berlich | 04/01/2010
Visto che siamo in periodo di feste, prendo una pausa dalle solite ventate di indignazione politico-sociale per parlare più prosaicamente  di fumetti.
I rapporti tra fumetto 'd'autore' e 'supereroi'  sono stati a lungo caratterizzati da reciproca indifferenza, quando non da aperta ostilità: da un lato, si guardava ai bruti in calzamaglia che si prendevano a cazzotti con sussiego, o aperto disprezzo; dall'altro c'era un radicato complesso di inferiorità, o un atteggiamento da 'vorrei fare come voi ma non posso'.
Poi, nella prima metà degli anni '80, un manipolo di agguerriti autori ha scompaginato la situazione: Alan Moore coi suoi Watchmen, Frank Miller e la sua rilettura di Batman nel "Cavaliere Oscuro", Grant Morrison e altri hanno mostrato che anche parlando di tizi mascherati era possibile dire qualcosa di importante.
Negli ultimi 10 - 15 anni, il fumetto supereroistico è progressivamente maturato, affrontando sempre più spesso tematiche 'adulte' e prendendo anche posizioni politiche, scelta in buona parte obbligata, dal crescere dell'età anagrafica media dei lettori: in parte perché chi leggeva fumetti negli anni '60 e '70 è cresciuto; in parte perché il pubblico di riferimento di un tempo è oggi più attratto da altri mezzi di svago, in primis i videogiochi e il fumetto deve trovare per forza di cose un altro target.

Lungo preambolo, ma forse necessario per i non addetti ai lavori, per parlare dell'ultimo esempio di 'incrocio' tra fumetto 'd'autore' e supereroi.
A dire la verità di una possibile collaborazione di Milo Manara con la Marvel si parlava da tempo. Il progetto ha trovato finalmente una realizzazione concreta, in una 'graphic novel' uscita a inizio Novembre, in occasione di LuccaComics.
L'attesa era ovviamente grande: il pensiero delle componenti femminili degli X-Men disegnate da Manara ha ovviamente solleticato il palato - e il voyeurismo - dei Marvel fans. Attesa accentuata dalla notizia che a scrivere la storia sarebbe stato Chris Claremont, la cui gestione degli X-Men tra gli anni '80 e '90 è annoverata trai maggiori esempi di capacità di trattare temi 'maturi' nel fumetto 'mainstream'.
Ebbene, di fronte a tali e tante attese la  sensazione dopo la lettura, non può che essere dominata dalla delusione, anzi addirittura dalla incomprensione, come se Federer e Nadal si fossero trovati a giocare in doppio insieme, dando vita a un match anonimo. In questo caso il risultato d'insieme è largamente inferiore alla somma dei potenziali delle parti.
Nell'intervista che accompagna il volume, Manara afferma di aver avuto l'impressione che Claremont abbia scritto la storia apposta per lui, e forse il 'vulnus' sta qui: perché Claremont, probabilmente nel tentativo di non mettere troppo in difficoltà il disegnatore, (evitando quasi del tutto i riferimenti al tradizionale 'mondo di appartenenza' delle protagoniste) ha dato vita a una storia confusionaria, quasi tirata via, con un repentino cambio di ambientazione pressoché immotivato, uno svolgimento a singhiozzo e dialoghi anonimi.
I disegni chiaramente sono eccezionali, ma anche qui, si perdono un pò nell'anonimato: insomma le X-Girls di Manara potrebbero essere dei personaggi qualunque, complice la scelta - molto discutibile -  dello stesso Claremont di privare le protagoniste dei loro costumi, mettendole in abiti 'borghesi'  e per gran parte della storia anche dei loro poteri.
Senza contare l'impressione che in fondo lo stesso Manara si sia 'trattenuto', avendo bene in mente di stare scrivendo non uno dei suoi celebri fumetti erotici, ma qualcosa destinato a 'tutti', mettendoci sì, impegno, tecnica e mestiere, ma senza sfogare tutto il proprio estro.
Resta dunque l'impressione di un'occasione persa, di un fumetto che di Claremont e Manara ha veramente poco più che le firme e i nomi in copertina, mentre i due autori hanno nell'occasione lasciato a casa gran parte di ciò che li ha resi famosi.
Un progetto godibile quasi solo dal punto di vista grafico (ma anche questo con dei limiti), che non può che lasciare a bocca asciutta chi da questo incontro di geni si aspettava un esito spettacolare.

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