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Discoteca 80

Di: Maurizio Nagni | 06/01/2010

"Esordisco nella vita notturna al Lucerna, un club sotterraneo modello febbre del sabato sera. C'è una serata anni ottanta e l'entrata costa circa due euro.
Come al solito, sono il più vecchio nel locale.
Nello schermo ad un lato della pista passano i video delle canzoni che il DJ mette su, ma gli anni ottanta di Praga sono meno rigorosi dei nostri e la scaletta è vergognosa.
I Modern Talking, Samantha Fox, Nik Kershaw
e via così fino a un inatteso regalo
parte felicità di Albano e Romina.
La cantano tutti e mi sento malissimo e mi rendo conto solo adesso che l'eredità del comunismo non va cercata nell'architettura e nei simboli, ma nell'anima di un popolo."

Offlaga Disco Pax - Tatranky (da Socialismo tascabile)

La Mosca degli anni 2000 non è proprio la Praga degli anni '90 ma qualcosa di comune c'era ed è rimasto anche oggi. Pochi giorni fa si è svolta a Mosca l'ottava edizione di "Discoteca 80". E basta vedere le foto non erano due gatti a riempire lo stadio. In una breve sintesi degli ospiti troviamo

  • 2009: Umberto Tozzi, Fiordaliso, Gibson Brother
  • 2008: Sabrina, Boney M
  • 2007: Gloria Gaynor, Matia Bazar, Kim Wilde, Demis Roussos, Ricchi e Poveri, Dan Harrow
  • 2006: Riccardo Fogli, Amanda Lear, Toto Cutugno, Rockets, Savage

e ancora Alphaville, Righeira, Bonnie Tyler, Tony Esposito, Pupo, Bananarama ....... ci siamo capiti no? Non crediate però che la musica russa sia solo Pupo e Tatù; se accendete la radio in Italia non è che si possa dire che le cose vadano tanto meglio: si trasmette il disimpegno, l'accordo con la major, il pezzo famoso per fare audience e così via.

In Russia come negli altri paesi del blocco quella musica non era ovviamente trasmessa ufficialmente ma era disponibile di contrabbando (dischi o cassette). Raramente in televisione venivano trasmessi programmi di musica russa "moderna"; uno di questi programmi era "Ïåñíèÿ ãîäà" (La Canzone dell'Anno) dove, come si può intendere da questo estratto del 1977, si cantava "sul posto" senza dare troppo in escandescenze artistiche, pena sanzioni. Non crediate che tutta la musica dell'epoca fosse tutta allineata, anzi le costrizioni, se da una parte limitavano i testi espliciti, dall'altra producevano testi complessi e per nulla banali. Ma come così come è difficile "sdoganare" Guccini in Giappone, così è praticamente impossibile per noi italiani apprezzare a pieno Vladimir Vysotsky (ma provateci con Ìîÿ öûãàíñêàÿ tradotto in Variazioni su temi zigani).

Che cosa trovino in quei nomi, su i quali, i più di noi non riescono a trattenere una smorfia a metà tra il dolore e il disorientamento, è una domanda che spesso mi sono posto. Secondo me, nel momento in cui è cascato il muro, la musica occidentale più vicina ai ritmi, ma anche alla voglia di allegria e di festa dei russi erano proprio quelle canzoncine con un motivetto semplice e possibilmente facilmente canticchiabile. E, cosa non trascurabile, non mi è difficile immaginare che c'era chi aspettava solo il momento giusto per "allagare" quell'enorme "voglia di estero" che era il dopo-comunismo, chi con McDonald, chi con Toto Cutugno. La musica estera era l'idea del divertimento e del disimpegno, erano le melodie romantiche costruite su testi il più delle volte  incompresi ma comunque portatori dell'idea del sole, dell'amore o di entrambi.

Ma gli italiani, secondo il racconto di Riccardo Fogli, devono molto anche a Gorbaciov. 

E chi lo avrebbe detto?


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