Il summit di Copenaghen è un evento che, a seconda delle personali opinioni e interessi sull'importanza dell'impatto delle attività umane sull'ecosistema del nostro pianeta. Il motivo della discussione dovrebbe essere chiaro ma non sempre le proposte e le controproposte sono chiare. Proviamo a mettere un po' di ordine.
 Ci sono alcune definizioni che è meglio tenere a mente:
 Entriamo nel dettaglio dei singoli paesi:
Cina (21.5% delle emissioni mondiali nel 2006):
 Ha proposto, a partire dal prossimo anno fino al 2020, una diminuzione del 4% annuo della CI. Al 2006 la Cina aveva produceva 6100 miliardi di tonnellate di CO2 e un PIL di 4300 miliardi di dollari e quindi un CI = 1.4 tonnellate CO2 per ogni 1000$ di PIL. Secondo la proposta nel 2020 il CI dovrebbe essere del 40% vale a dire circa 1 (tons CO2/1000$ PIL).
 Se l'attuale crescta della Cina dovesse rimanere costante all'8% annuo il PIL nel 2020 sarà di 9300 miliardi. Ma se CI = 1 si calcola facilmente che la produzione totale di CO2 sarà di 9300 miliardi di tonnellate di CO2, cioè in valori assoluti, la TCE aumenterebbe del 100%.
 Senza parlare del totale rifiuto della Cina che inviati esterni possano monitorare i risultati ottenuti.
USA (20.2% delle emissioni mondiali nel 2006):
 Ha proposto di diminuire la TCE del 17% dal 2005 al 2020. Sembra un buon obiettivo. A ben guardare però, il protocollo di Kyoto (Clinton aveva firmato il protocollo ma Bush ha ritirato la firma) prevedeva per il 2012 una diminuzione del 8.2% delle emissioni totali (di tutti i gas serra) rispetto a quelle del 1990.
 Dal 1990 ad oggi gli USA hanno aumentato le emissioni del 15%, cioè a conti fatti secondo la loro proposta gli USA ritornerebbero più o meno alle emissioni del 1990.
Unione Europea (13.8% delle emissioni nel 2006):
 Ha proposto una diminuzione tra il 20-30% del TCE dal 1990 al 2020. Una proposta che sembra un po' azzardata tenuto conto che nel Rapporto 2009 l'Europa a 15 prevede, senza ulteriori sforzi, una diminuzione del 6.9% (sempre rispetto all'anno base, cioè il 1990) che già di per se è meno dell'accordo di Kyoto ma andando nel dettaglio troviamo che ogni paese va per conto proprio
 Comunque, la costante riduzione annuale delle emissioni, diventa un costante aumento, se consideriamo tutti e 27 gli stati europei, tanto che solo misure aggiuntive permetterebbero di raggiungere un -14%. L'offerta Europea del 20-30%, raggiungibile con ulteriori sforzi, è valida solo se accettata a livello mondiale ma viste le posizioni di USA e Cina è difficile credere che possa essere accettata.
Russia (5.5% delle emissioni del 2006):
 Il Presidente russo Dmitry Medvedev ha proposto una diminuzione del 25% delle emissioni per il 2020 a condizione che l'accordo sia mondiale.
 Anche qui la situazione è complessa ma un'analisi dell'Istituto Studi Economici di Mosca la riassume in tre possibilità :
 Possiamo identificare alcuni punti di riferimento per la Russia:
India (5.3 % delle emissioni del 2006):
 Non propone nulla. Piuttosto si dichiara contraria sia definire il 2020 come l'anno del picco delle emissioni sia ad accordare misure indipendenti sul taglio delle emissioni interne.
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 Attualmente molti paesi giocano investendo in paesi in via di sviluppo per rallentare la crescita delle loro emissioni, addolcendo in questo modo il tasso con cui loro, paesi avanzati, dovrebbero ridurre le emissioni. Ma più il tempo passa più il momento in cui TUTTI i paesi della Terra dovranno ridurre contemporaneamente le emissioni, si avvicina e quanto la coperta sia corta lo vediamo già nelle schermaglie di Copenaghen.
 Un accordo unilaterale Europa-Russia è sempre possibile ma senza un passo in avanti da parte di Usa e Cina il problema si sposta di poco.
 La prima bozza dell'accordo finale parlava di una riduzione minima del 25% per il 2020 e del 50% per il 2050. Va da se che, per i conti sopra esposti, un accordo di questo tipo lascia fuori Cina e Russia.
 La quarta bozza dell'accordo fissava una riduzione dell'80% (per i paesi facenti parte dell'accordo Annex I, cioè grosso modo Europa e USA) e 50% per gli altri paesi delle emissioni al 2050 e fondi, al 2020, per 100 mila miliardi. Al 2016 è prevista una revisione dell'accordo che dovrebbe portare l'aumento di temperatura massiomo consentito da 2 a 1.5 °C (quest'ultimo numero è quello richiesto dal gruppo di paesi più esposti all'aumento del livello del mare). Pur esistendo ancora non è definito un tetto delle emissioni per il 2020.
 Ed in conclusione del congresso, la brutta sorpresa è arrivata.
Sabato 19. Il caos:
 Alla fine la montagna ha partorito il topolino; la rana europea che si atteggiava a leader mondiale si è messa velocemente da parte quando la Cina ha concluso l'accordo con gli USA. Alcuni stati si sono venduti per 30 denari, altri probabilmente per qualcosa di più (India, Brasile e SudAfrica).
 Quello che però mi sembra significativo in questo momento è come un'azione unilaterale della Cina (Quando Obama ha incontrato il presidente cinese ha avuto la sorpresa di trovare anche gli altri capi di stato. Consiglio caldamente questa cronaca in merito agli eventi di quelle ore) abbia messo gli USA davanti al fatto compiuto.Â
 Al di là della propaganda che dopo un anno continua a dipingere Obama come un compassionevole-pacifista-verde, la figuraccia sulla Sanità Pubblica in USA (regalata alle compagnie assicurative qualche settimana fa), l'aumento delle truppe in Afganistan, e per ultimo questo accordo a accettato a denti stretti (mica poteva andarsene senza figurare come un leader mondale) indebolisce ancora di più questo presidente in cui molti avevano posto qualche speranza e rafforza l'idea che per la Cina sa e può far valere i suoi interessi davanti a chiunque.
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