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Il Marcio in Danimarca

Di: Maurizio Nagni | 23/12/2009

  Il summit di Copenaghen è un evento che, a seconda delle personali opinioni e interessi sull'importanza dell'impatto delle attività umane sull'ecosistema del nostro pianeta. Il motivo della discussione dovrebbe essere chiaro ma non sempre le proposte e le controproposte sono chiare. Proviamo a mettere un po' di ordine.

  Ci sono alcune definizioni che è meglio tenere a mente:

  • Tonnelate totali di carbone emesso (TCE) - Globalmente è quello che coinvolge di più il clima. Gli scienziati propongono un piano secondo il quale il livello corrente di emissioni -- 28 miliardi di tonnellate -- possa raggiungere il massimo nel 2020 e poi scendere rapidamente.
  • Tonnellate di carbone emesse per persona (TCEP) - Visto che l'unico riferimento ragionevole per definire quanto diminuire le emissioni, cioè la capacità dell'ecosistema di assorbire carbonio, è per persona, le emissioni per persona sono l'unità più logica per misurare se un paese sta migliorando o peggiorando lo stato dell'ecosistema. Questo numero deve scendere dalle attuali 4 tonnellate a 2 tonnellate per persona non più tardi della metà del secolo, se vogliamo metterci al sicuro con relativo anticipo.
  • Carbon intensity (CI) - Tonnellate di carbone usate per unità di Prodotto Interno Lordo (PIL) o in altre parole CI = TCE/PIL. Vedremo come questo numero possa essere interpretato in modo "furbo".

  Entriamo nel dettaglio dei singoli paesi:

Cina (21.5% delle emissioni mondiali nel 2006):

  Ha proposto, a partire dal prossimo anno fino al 2020, una diminuzione del 4% annuo della CI. Al 2006 la Cina aveva produceva 6100 miliardi di tonnellate di CO2 e un PIL di 4300 miliardi di dollari e quindi un CI = 1.4 tonnellate CO2 per ogni 1000$ di PIL.  Secondo la proposta nel 2020 il CI dovrebbe essere del 40% vale a dire circa 1 (tons CO2/1000$ PIL).

  Se l'attuale crescta della Cina dovesse rimanere costante all'8% annuo il PIL nel 2020 sarà di 9300 miliardi. Ma se CI = 1 si calcola facilmente che la produzione totale di CO2 sarà di 9300 miliardi di tonnellate di CO2, cioè in valori assoluti, la TCE aumenterebbe del 100%.

  Senza parlare del totale rifiuto della Cina che inviati esterni possano monitorare i risultati ottenuti.

USA (20.2% delle emissioni mondiali nel 2006):

  Ha proposto di diminuire la TCE del 17% dal 2005 al 2020. Sembra un buon obiettivo. A ben guardare però, il protocollo di Kyoto (Clinton aveva firmato il protocollo ma Bush ha ritirato la firma) prevedeva per il 2012 una diminuzione del 8.2% delle emissioni totali (di tutti i gas serra) rispetto a quelle del 1990.

  Dal 1990 ad oggi gli USA hanno aumentato le emissioni del 15%, cioè a conti fatti secondo la loro proposta gli USA ritornerebbero più o meno alle emissioni del 1990.

Unione Europea (13.8% delle emissioni nel 2006):

  Ha proposto una diminuzione tra il 20-30% del TCE dal 1990 al 2020. Una proposta che sembra un po' azzardata tenuto conto che nel Rapporto 2009 l'Europa a 15 prevede, senza ulteriori sforzi, una diminuzione del 6.9% (sempre rispetto all'anno base, cioè il 1990) che già di per se è meno dell'accordo di Kyoto ma andando nel dettaglio troviamo che ogni paese va per conto proprio

  1. GranBretagna  -9.6%
  2. Francia            -9.4%
  3. Germania         -6.6%
  4. Grecia              -4.0%
  5. Lusemburgo     -1.9 %
  6. Portogallo         -1.1 %
  7. Finlandia          -0.8 %
  8. Belgio               -0.7 %
  9. Spagna            -0.4 %
  10. Danimarca       -0.3 %
  11. Italia                 -0.2 %  (il rapporto ENEA 2005 dava addirittura un +3.8% e, come se non bastasse vedete che dice Deutsche Bank a chi vuole investire in energia nel nostro paese)
  12. Irlanda               0.0 %

  Comunque, la costante riduzione annuale delle emissioni, diventa un costante aumento, se consideriamo tutti e 27 gli stati europei, tanto che solo misure aggiuntive permetterebbero di raggiungere un -14%. L'offerta Europea del 20-30%, raggiungibile con ulteriori sforzi, è valida solo se accettata a livello mondiale ma viste le posizioni di USA e Cina è difficile credere che possa essere accettata.

Russia (5.5% delle emissioni del 2006):

  Il Presidente russo Dmitry Medvedev ha proposto una diminuzione del 25% delle emissioni per il 2020 a condizione che l'accordo sia mondiale.

  Anche qui la situazione è complessa ma un'analisi dell'Istituto Studi Economici di Mosca la riassume in tre possibilità:

  1. riduzione del 10-15% al 2020 rispetto alle emissioni del 1990 usando semplicemente le attuali politiche di risparmio energetico
  2. riduzione del 20% continuando l'aggiornamento dell'efficienza in vari settori industriali
  3. riduzione del 27-35% con un ulteriore sforzo tecnologico nella produzione e nell'uso dell'energia

  Possiamo identificare alcuni punti di riferimento per la Russia:

  • NON vendere le quote di emissione accreditate alla Russia (è la prima al mondo e ne possiede per miliardi di dollari). Piuttosto farne un uso strategico in progetti interni e in paesi in via di sviluppo.
  • riammodernare vecchie e costruire nuove centrali nucleari.
  • incrementare il risparmio energetico (è più conveniente vendere il gas all'estero piuttosto che bruciarlo in casa)
  • il mondo scientifico russo è ancora scettico ad ammettere l'attività umana come causa del cambiamento del clima (l'accademia delle Scienze era contraria quando nel 2002 Putin ratificò il Protocollo di Kyoto).
  • quando Medvedev, a Giugno, aveva dichiarato un obiettivo del 10-15%, era stato duramente criticato dall WWF-Russia

India (5.3 % delle emissioni del 2006):

  Non propone nulla. Piuttosto si dichiara contraria sia definire il 2020 come l'anno del picco delle emissioni sia ad accordare misure indipendenti sul taglio delle emissioni interne.

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  Attualmente molti paesi giocano investendo in paesi in via di sviluppo per rallentare la crescita delle loro emissioni, addolcendo in questo modo il tasso con cui loro, paesi avanzati, dovrebbero ridurre le emissioni. Ma più il tempo passa più il momento in cui TUTTI i paesi della Terra dovranno ridurre contemporaneamente le emissioni, si avvicina e quanto la coperta sia corta lo vediamo già nelle schermaglie di Copenaghen.

  Un accordo unilaterale Europa-Russia è sempre possibile ma senza un passo in avanti da parte di Usa e Cina il problema si sposta di poco.

  La prima bozza dell'accordo finale parlava di una riduzione minima del 25% per il 2020 e del 50% per il 2050. Va da se che, per i conti sopra esposti, un accordo di questo tipo lascia fuori Cina e Russia.

  La quarta bozza dell'accordo fissava una riduzione dell'80% (per i paesi facenti parte dell'accordo Annex I, cioè grosso modo Europa e USA) e 50% per gli altri paesi delle emissioni al 2050 e fondi, al 2020, per 100 mila miliardi. Al 2016 è prevista una revisione dell'accordo che dovrebbe portare l'aumento di temperatura massiomo consentito da 2 a 1.5 °C (quest'ultimo numero è quello richiesto dal gruppo di paesi più esposti all'aumento del livello del mare). Pur esistendo ancora non è definito un tetto delle emissioni per il 2020.

  Ed in conclusione del congresso, la brutta sorpresa è arrivata.

Sabato 19. Il caos:

  • USA, Cina, India, Brasile (che il giorno prima giurava e spergiurava che non avrebbe mai potuto vendersi per denaro) e SudAfrica hanno unilateralmente steso un accordo nel quale 1)definisce dei fondi d'aiuto (100 mila miliardi al 2020) per i paesi in via di sviluppo (riduzione delle emissioni anche tramite la lotta alla deforestazione) 2) riducendo le emissioni del 50% nel 2050 (rispetto al 1990)  3) cancellando ogni cenno ad un limite di 1.5 °C dell'aumento massimo di temperatura. Ma sopratutto non è un accordo vincolante. Un'ulteriore beffa viene da un portavoce degli USA quando afferma che "Non è sufficiente per cmbattere il cambiamento del clima ma è un primo importante passo".
  • 03:00 am Barroso, Presidente della Commissione Europea accettava l'accordo Cina-USA. Barroso, rispondendo ad un giornalista che gli domandava dove era la leadership europea ha risposto: "Siamo stati leader, ma, dovendo ridurre le nostre ambizioni, non lo siamo più".
  • 04:00 am Tuvalu rigetta l'accordo seguita da Venezuela, Cuba e Nicaragua
  • 12:00 am Bolivia e Arabia Saudita dicono che l'accordo non è valido in quanto non conforme al Trattato dell'ONU sui cambiamenti climatici. Il presidente dell'assemblea ha cavillato che più che adottarlo, l'assemblea ne ha "preso nota".

  Alla fine la montagna ha partorito il topolino;  la rana europea che si atteggiava a leader mondiale si è messa velocemente da parte quando la Cina ha concluso l'accordo con gli USA.  Alcuni stati si sono venduti per 30 denari, altri probabilmente per qualcosa di più (India, Brasile e SudAfrica).

  Quello che però mi sembra significativo in questo momento è come un'azione unilaterale della Cina (Quando Obama ha incontrato il presidente cinese ha avuto la sorpresa di trovare anche gli altri capi di stato. Consiglio caldamente questa cronaca in merito agli eventi di quelle ore) abbia messo gli USA davanti al fatto compiuto. 

  Al di là della propaganda che dopo un anno continua a dipingere Obama come un compassionevole-pacifista-verde, la figuraccia sulla Sanità Pubblica in USA (regalata alle compagnie assicurative qualche settimana fa), l'aumento delle truppe in Afganistan, e per ultimo questo accordo a accettato a denti stretti (mica poteva andarsene senza figurare come un leader mondale) indebolisce ancora di più questo presidente in cui molti avevano posto qualche speranza e rafforza l'idea che per la Cina sa e può far valere i suoi interessi davanti a chiunque.

 


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