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Io sto con Rosy Bindi

Di: Maurizio Nagni | 20/12/2009

  Non ho mai amato le posizioni ipocrite di chi nascondendosi dietro la scusa della diplomazia non fa altro che riportare sulla scena un personaggio a metà tra l'Azzeccagarbugli e il Tartufo. D'altra parte anche passare da una posizione in cui si ha il 100% della ragione ad una posizione in cui si cerca di amplificare l'accaduto è nel migliore dei casi solo una brutta figura, ma nel peggiore può anche dimostrare una "sincera" malafede.

  Quando uno squilibrato colpisce il Presidente del Consiglio, a ridosso dell'aggressione, le discussioni devono lasciare il posto alle dichiarazioni di solidarietà verso il colpito e di condanna verso l'aggressore. Questa non è ipocrisia. In un paese normale si chiama difesa dello Stato di diritto.

  Quando un esponente politico, Di Pietro per capirci, a poche ore dall'aggressione, oltre alla solidarietà aggiunge dei commenti legati alla politica del Governo e del Presidente del Consiglio, sa di esporsi e favorire a manovre demagogiche. Una frase del tipo "Condanno l'aggressione ed al più presto discuteremo delle cause di questa situazione" magari sarebbe stata più cauta.

  Ma quando, sin dal giorno dopo, e purtroppo anche grazie alle dichiarazioni di Di Pietro (completamente legittime ma, inopportune, in quel momento), chiunque nel centro-destra abbia sottomano un microfono, un video, un blog, un balcone con almeno due gatti come spettatori, ha lavorato, spinto, forzato l'idea che fosse la materializzazione di un complotto in atto da parte della Sinistra, della magistratura, della stampa, di non identificate forze antagoniste, ribadendo le stesse idee e le stesse accuse di ogni giorno, di ogni mese e ormai di ogni anno non ha fatto altro che provare ancora una volta quello detto in modo avventato da Di Pietro ma sentito da troppo tempo da molti italiani.

  Ormai è inutile iniziare un discorso con "Condanno la violenza" se poi aggiungi "la colpa è come il centro-destra alimenta la violenza del confronto politico (legislativo, sociale, morale, religioso)". Sarai comunque un facinoroso, uno a cui piace istigare la violenza, un cattivo maestro; perchè lo scopo non è la discussione ma prendersi la ragione a qualunque costo, perchè questa è un'occasione d'oro per puntare l'indice contro chi non è gradito al potere. E' un argomento lungamente sperimentato durante gli anni sin dal "Biagi, Santoro e Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica" (2002) ma anche "Alcuni BR iscritti alla CGIL. Non ci si deve meravigliare se frange dell'eversione di inseriscono nelle ali più radicali" (2003). D'altronde anche Alessandro Robecchi ha raccolto una romantica antologia delle "frasi d'amore" di Berlusconi.

  Ormai è inutile iniziare un discorso con "Tartaglia è una persona con problemi mentali". Non è Tartaglia che interessa anche se rischia di gonfiarsi come una metastasi; l'interesse è far passare l'idea che esistano di milioni di malati mentali con un oggetto in mano da tirare addosso a Berlusconi; zombi che possono essere comandati, da sinistra, dai magistrati, perchè no da qualche omosessuale; menti controllate da parole come "Berlusconi cambia le leggi per non farsi processare", "Berlusconi controlla l'informazione", "Berlusconi promette, promette ma non mantiene mai". Parole che invece di essere sconfessate dai fatti sono combatture con la controinformazione a ogni costo.  

 Sono grato a Rosy Bindi perchè a differenza Di Pietro, che ha aggiunto parole quando era meglio non aggiungerle, ha reagito alla sceneggiata messa in piedi dopo l'aggressione. Ha invitato la maggioranza ad un comportamento più rispettoso sia delle capacità mentali degli italiani sia meno infantile. Ha risposto chiaramente là dove si urla "all'untore!" per un'aggressione che se non nulla ha a che fare con le inesistenti istigazioni all'attacco fisico da parte di organi dello Stato è però la materializzazione della pressione, dell'oppressione, del controllo ossessivo senza possibilità di confronto in ogni campo della nostra Repubblica. E' la risposta alla pantomima idealmente identificabile con il discorso di Cicchitto alla Camera.

  Rosy Bindi ha fatto, per prima (togliendo Di Pietro), quello che, ogni persona che abbia a cuore l'onore e la moralità di questo paese, avrebbe dovuto dire. Ha reagito chiaramente dove altri ancora oggi sembrano pietrificati da parole come

  Basta vedere con quanta fermezza il PD condanna l'aggressione, con quanta baldanza si difende dall'essere il mandante, anche se solo morale, dell'aggressione e con quanta timidezza invita a dividere equamente le responsabilità del clima tra maggioranza e opposizione (Aggressione a Berlusconi, la condanna del PD). Sembra la riproposizione di un vecchio argomento di Montanelli:

Noi italiani - abbiamo il coraggio di dircelo in faccia, francamente - con le responsabilità ce la intendiamo poco. Quando non riusciamo a declinarle, tiriamo almeno a spartirle. Vogliamo fare il socialismo d'accordo coi capitalisti, il comunismo coi dollari americani, la rivoluzione con il consenso dei Carabinieri, e i peccati con la benedizione del papa: non ci basta averli sottratti all'indice, ci vogliamo l'imprimatur (6 Gennaio 1979 - da La Stecca nel coro)

Non serve l'imprimatur di sincerità da parte della maggioranza per dichiararsi contrari alla violenza da qualunque parte arrivi; altresì non serve aspettare il permesso della maggioranza per chiedere un'esame di coscienza a chi dei seggi fa mercato, degli interessi personali una questione nazionale e delle parole materiali oggetti a cui cambiare il peso specifico a seconda della bocca da cui vengono fuori.

  Quali che siano state le azioni fatte e/o le frasi dette, e quelle non dette, ormai la frittata è fatta. Ci faranno pagare tutto il pagabile, uova, pulizia del pavimento, danni morali, festino di guarigione, manifestazioni ricordo dell'evento e magari si prerarsi quelle degli nderanno pure la soddisfazione di rinviare ulteriormente le udienze dei processi. Condannare il gesto di Tartaglia ed augurare la piena guarigione al Presidente del Consiglio non è solo l'atto di reverenza presso il sovrano come chi brama queste parole vorrebbe che fosse; serve come dichiarazione di fede personale nei confronti dello Stato, Stato che solo temporaneamente, come nelle prerogative della democrazia, è nelle mani di Berlusconi e della sua maggioranza.

  Silvio-Sansone non morirà con i Filstei e non chiederà a Dio un'ultima occasione per espiare le proprie colpe. O vincerà tutto o distruggerà tutto solo per avere un'ultima inquadratura costi quel che costi. Quel che costi a noi, s'intende.


P.S.

Se ancora tempo e non l'avete fatto non perdetevi questo intevento di Travaglio


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