Cerca tra i 5477 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

MOANA, IL MITO, IL PORNO, LA FICTION

Di: Marcello Berlich | 30/11/2009
L'imminente messa in onda della fiction sulla vita di Moana Pozzi ha provocato un'onda anomala di commenti, arrivati in qualche caso addirittura ad esibire analisi socio-storiche del tipo 'Moana specchio dei suoi tempi', etc... In effetti l'impressione è che si stia un pò esagerando, logico forse chiedersi il perché: on fondo perché dedicare una fiction a Moana Pozzi? Certo, perchè era una bella e donna che ha infranto certi luoghi comuni legati alla sua professione, morta giovane? Forse come motivazioni possono anche bastare, tuttavia la domanda è: non c'era nessun altro? E la risposta è positiva: in effetti l'Italia, in quanto alla classica 'mitologia del divo morto in gioventù' scarseggia... A ben vedere l'unico che risponda al mito della 'rockstar morta per autodistruzione' è stato Pantani, che poi era uno sportivo... altri? Si potrebbero citare il calciatore del Torino Meroni e Rino Gaetano, ma in quei casi manca l'esplicito intento autodistruttivo, come del resto nel caso della stessa Moana, morta di cancro (pare). In fondo gli unici casi che rispondono a certi requisiti sono stati quelli di Tenco e di Mia Martini, ma sono casi fin troppo 'ingombranti', per farne delle fiction: fare uno sceneggiato su Tenco significherebbe automaticamente sparare a zero su un baraccone sanremese le cui logiche da allora sono ben poco cambiate; parlare della triste e solitaria fine di Mia Martini vorrebbe invece dire attaccare certi 'luoghi comuni' sotterrane del mondo della canzone... Allora, ci si volge a Moana Pozzi, e fioccano addirittura le sociologie, quando in fondo poi è tutto molto più semplice. Moana Pozzi ha rotto un luogo comune: insomma, l'idea è che la strada del porno venga presa da ragazze alla deriva che alla fine non trovano niente di meglio che prostituirsi davanti ad un telecamera, magari per pagarsi una dose di droga... poi invece viene intervistata Moana e ci si accorge che è una ragazza di una discreta cultura, dai modi educati, in grado di sostenere una conversazione che non verta necessariamente sui film porno, una che nella vita avrebbe potuto fare qualsiasi altro mestiere 'normale', essere forse anche una attrice 'canonica' e invece ha scelto quella professione. Lo 'scandalo' insomma è che un 'certo tipo di vita' possa essere scelto e non diventare una sorta di 'strada obbligata' in una vita disgraziata. Basta tutto questo a farne un 'mito'? O la 'pseudobeatificazione' postuma di Moana Pozzi è l'ennesima manifestazione dell'ipocrisia dilagante in un Paese cattolicissimo e biogotto? Insomma, quando Moana era in vita, nessuno aveva mai visto i suoi film... dopo che se ne è andata tutti a lodarne il 'candore', ben sapendo che mestiere faceva? Non c'è una via di mezzo? Non si può affermare, in maniera tranquilla, che fare film porno è un mestiere come un altro (e anzi tutto sommato c'è di molto peggio in giro), per cui non è detto che anche in quel mondo non si possano trovare persone che hanno ricevuto un'educazione e si sono fatte una cultura, e che poi per motivi loro hanno scelto di fare quel mestiere? Molto probabilmente dipende dall'immagine che quel mondo dà di sé stesso all'esterno: certo oggi la o il pornostar al reality di turno è quasi diventato la norma, tuttavia non sono rari i casi di chi finchè prende parte a quel genere di film loda 'l'ambiente' come professionale e pieno di solidarietà e una volta uscitone lo dipinge invece un abisso di squallore; un esercizio di incoerenza nel quale peraltro si è esibita anche Jenna Jameson, probabilmente la pornostar più famosa del mondo tra gli anni '90 e i primi 2000, che dando l'addio alle scene ha sparato a zero sull'ambiente... col piccolo particolare che la Jameson, unendo le sue 'capacità artistiche' a un notevole senso per gli affari, sfruttando il suo nome e le sue 'doti' ha messo su un impero valutato in milioni di dollari... insomma, se non siamo allo sputo nel piatto in cui si è abbonadantemente mangiato, di manca veramente poco. Considerazioni sul mondo del porno a parte, viene da pensare che forse solo qui da noi in mancanza di altri 'personaggi diventati miti per il solo fatto di essere morti giovani', si poteva ricorrere a una fiction su una pornostar. Tra l'altro, mi chiedo che senso abbia anche da un punto di vista puramente 'scenico': se è vero che le fiction mescolano abitualmente la ripresa del lato pubblico dei protagonisti con la ricostruzione del privato, in questo caso il meccanismo non funziona, visto che non si può certo 'mostrare' ciò per cui Moana Pozzi era diventata famosa... eppure in una sorta di corto circuito (e gli autori ovviamente puntato soprattutto su questo), pur sapendo che 'non si vedrà nulla', molti si sintonizzeranno nell'attesa magari di vedere un seno o una chiappa della protagonista Violante Placido, il cui paragone sul piano fisico con l'orignale detto tra noi rischia di essere impietoso... Insomma, il rischio è che la fiction sulla vita di una pornostar si trasformi paradossalmente in un film porno senza scene hard, con esiti trashissimi, anche più trash di certi film della stessa Pozzi. Allora, forse, piuttosto che ricordare Moana Pozzi con una fiction, meglio sarebbe stato dedicarle un maxidocumentario vietato ai minori, nel quale mescolare le sue apparizioni televisive coi suoi 'pezzi di bravura sul set'... oppure mandare direttamente in onda l'epocale "Moana e Cicciolina Mondiali", con l'esilarante parodia di Diego Armando Maradona....

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST