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Cadaveri e Idioti

Di: Maurizio Nagni | 20/11/2009
In questi giorni sto leggendo un libretto contenente una collezione di articoli giornalistici scritti da Gramsci per l'Avanti! e al di la' delle valutazioni politiche è al Gramsci giornalista che voglio esprimere il mio piú ampio apprezzamento. Il brano qui sotto riportato è mirabile dal punto di vista stilistico direi quasi eroico per la forza delle parole scelte; è una sfida in campo aperto, a chi nella sua calda, sicura, riparata redazione scrive articoli di facile presa verso i lettori, a combattere ad armi pari; è difendere chi, nell'allora moderna società italiana, non aveva "titoli di studio" e per lui, anzi per ogni uomo sulla terra, rivendicare il diritto di pensare, giudicare, scrivere e parlare da pari a pari.
Buona lettura.

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È corsa voce - ed è certo uno scherzo malizioso, ma uno scherzo significativo - che la Sezione torinese del partito abbia stabilito nei giorni scorsi di non ammettere d'ora in poi soci che abbiano superato ne' loro studi la terza elementare.
(Perinde ac «idiotus», Corriere della sera 16 gennaio 1917)


Il Corriere della sera si diverte a incrociare su questo spunto le solite spiritose frasi che piacciono tanto ai suoi lettori, anche quando se le son sentite ripetere per la centesima volta. Socialisti: idioti e nefandi; socialisti proletari dell'intelligenza; socialisti: protozoi che si rivoltano alla superiore specie dei mammiferi; socialismo: manovali contro intellettuali; socialismo: analfabeti di tutto il mondo unitevi, perinde ac idiotus (come un solo idiota, traduzione ad uso dei nostri soci).
Pesiamo le parole. Idiota: parola nobilissima di origine greca. Idiota significa prima di tutto soldato semplice, soldato che non ha nessun gallone. Significa in seguito: chi pensa con la propria testa, che è proprio, chi non si è ancora assoggettato alla disciplina sociale vigente. Quando questa mancanza di disciplina all'ordinamento sociale diventa una colpa, la parola incomincia ad assumere un significato offensivo. Ma in sé e per sé non racchiude nessuna offesa. Ha un significato sociale, non individuale. Idiota è chi è diverso, chi pensa e parla diversamente dalla maggioranza. Idiotismo è la parola o il modo di dire proprio di una regione, e non usato nella lingua lettteraria o nazinale. Idiota, insomma, corrisponde a refrattario, o per ciò che riguarda le relazioni sociali. Nefando: parola altrettanto nobile, di origine latina. Significa: chi parla come la divinità ha proibito di parlare, chi fa affermazioni proibite dalla legge. Due parole che hanno un valore prettamente democratico dal punto di vista sociale. Due parole che hanno acquistato valore offensivo da quando la società, la legge, la disciplina sociale erano fondate sul principio divino, su una mistica concezione del destino che presiede all'accadimento dei fatti umani. Idioti e nefandi erano pertanto quelli che non credevano all'efficacia taumaturgica delle frasi fatte, dell'«Iddio l'ha detto» del «la patria lo vuole», del «le leggi imperscrutabili che guidano l'umanita' dicono», ecc., pertanto operavano e parlavano con la loro testa, sbagliando talvolta senza dubbio, ma pronti a riconoscere lo sbaglio e a correggerlo, lieti se riuscivano a raggiungere un fine anche minuscolo, purchè, anche nella loro piccolezza, fosse raggiunto con mezzi loro propri, fosse figlio delle loro opere e non della loro supina obbedienza alla volontà degli altri.
Idioti e nefandi: parole classiche che esprimono l'indipendenza di un piccolo gruppo di fronte alla collettività, di un individuo rispetto all'ambiente in cui vive. Che si contrappongono al cadaver dei gesuiti, al «credo quantunque sia assurdo, anzi appunto perchè assurdo», all'ipse dixit (l'ho detto..., e basta, traduzione per i nostri soci) e a tutte le altre formule del pecorile asservimento alla verità rivelata, alla legge, alla voce di Dio, allo Stato, mistica disciplina per la realizzazione della volontà di Dio sulla terra. Intellettuali, sí, quando vuol dire intelligente, e non tiranno per grazia del titolo di studi; seguire gli intellettuali, sí quando seguirli vuol dire ritrovar in loro meglio chiariti, piú logicamente costruiti quei concetti e quei veri che ognuno sente in sè ancora indistinti. Ma non si vuol sacrificare l'intelligenza all'intelletto, l'indipendenza e la libertà propria all'intelletto degli altri. Quando si proverà che non avere titoli di studi voglia dire essere stupidi, che non essere pecorinamente schiavi voglia dire essere delinquenti, allora ci copriremo i capeli di cenere e ci batteremo il petto. Finora siamo persuasi che stupidi e cretini siano solo coloro che danno alle parole quel significato che esse avrebbero se si riferissero a loro stessi.
Noi siamo piú classici di loro, e ce ne troviamo bene.
(17 Gennaio 1917)

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