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LA FINE DI UN'ERA...?

Di: Marcello Berlich | 19/10/2009
Nel corso della settimana ha trovato ampio spazio sui media la notizia della dipartita di Maria Angiolillo, definita la 'signora dei salotti romani'. In prima fila, prevedibilmente, il quotidiano romano "Il Tempo" del cui fondatore Renato la Angiolillo era la vedova, ma la copertura dell'evento non si è certo fermata qui: a darle risalto sono stati anche TG1 e TG5, con spazi a dire il vero ampi, per una persona che insomma, senza voler essere irrispettosi, era conosciuta (soprattutto di nome) più che altro nella Capitale; molto meno, credo, al di fuori dei suoi confini. Il rilievo mediatico a ben vedere poi non stupisce più di tanto: tra gli habituè delle riunioni conviviali a casa Angiolillo vi erano infatti l'attuale direttore del TG5 Mimun e chi lo ha preceduto (Carlo Rossella). Non spetta certo a me giudicare la natura delle iniziative della Angiolillo, lontana da me anni luce e non solo anagraficamente: la cronaca del "Tempo" ci informava della notizia della presenza, alle esequie degli amici di Montecarlo, dove la Angiolillo amava trascorrere le vacanze... A stupirmi è stato però l'atteggiamento bipartisan di 'alzata di scudi' in difesa del 'salotto della Angiolillo': tutti a precisare, sottolineare, puntualizzare che quelle riunioni non erano certo all'insegna degli inciuci, ma del dialogo e del confronto pacifico. Mah: questa 'excusatio non petita' è più che mai sospetta... Sia chiaro, io non ho nulla contro la Angiolillo che sarà stata anche una degnissima persona, animata dalle migliori intenzioni di questo mondo: è il concetto di 'salotto' che mi repelle. Tra l'altro: tutti a dire che dalla Angiolillo non si praticavano inciuci, ma tutti concordi nel definire quel salotto la 'Terza Camera'. E' questo che non mi va giù: in un periodo in cui le Istituzioni per varie ragioni sono in crisi, in cui 'qualcuno' soffia sul fuoco per delegittimarle ulteriormente, si dà (sia pure in senso figurato, ma colpendo comunque l'immaginazione del 'cittadino comune') 'dignità istituzionale' a delle riunioni conviviali al di fuori del Parlamento. Ce n'è veramente bisogno? Insomma: già sappiamo che quello che spesso vediamo in televisione è una recita, che magari gente che si prende a male parole da Santoro o da Floris o da Vespa poi va a cena insieme brindando magari al 'popolo cojone' che ci casca. Sappiamo anche che spesso certe decisioni importanti in Parlamento non si prendono in Aula o nelle Commissioni, ma camminando a braccetto nel Transatlantico o rimpinzandosi alla 'Bouvette' a spese dei contribuenti. Non è già abbastanza, tutto questo? Ci deve essere raccontato che ogni tanto anche certe riunioni conviviali presso un'attempata signora si trasformano in occasioni di mercanteggiamento politico? Ma il Parlamento che ci sta a fare? Il discorso tra l'altro esula pure dalla Angiolillo: di salotti ce ne sono anche altri, se quello della Angiolillo era magari orientato al centro destra (ma con la cordiale partecipazione di esponenti della parte opposta), va ricordato come esistano anche i salotti del centro-sinistra... Che poi in fondo non sono nemmeno i salotti: ognuno è libero di organizzare le sue cene e invitarci chi vuole, ma è proprio necessario partecipare: giornalisti, politici, gente di spettacolo... si deve proprio dare l'impressione di un magna-magna generale? Qualcuno ha scritto che con la morte della Angiolillo finisce un'era: probabilmente è vero, finisce l'era dei 'salotti', intesi come garbate cene conviviali organizzate da attempate signore, mentre parallelamente si va affermando quella delle feste allietate da discinte under 30....

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