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Winnie Pooh e il Copyright

Di: Maurizio Nagni | 26/06/2009
Nel 1998 l'amministrazione Clinton varava, su pressioni della Disney, il Sonny Bono Copyright Term Extension Act, cioe' un'estensione al codice del diritto di autore americano. Questa estensione permette di prolungare, in media di 20 anni, i diritti sulle "opere d'ingegno". Fortunatamente la costituzione americana limita esplicitamente il potere del Congresso di estendere all'infinito tale limite con la giustificazione che, fatto salvo il diritto del creatore, solo quando tali idee diventano di dominio pubblico si crea la vera spinta verso il progresso.

Risultato di questa legge fu che Topolino, Pluto, Pippo e molti altri personaggi continuano a essere di proprietà privata (i diritti scadevano nel 2003) sulla base del profitto di pochi piuttosto che entrare a far parte del Pubblico Dominio. Ovviamente questa legge non e' limitata a Topolino e purtroppo fa sì che, nel peggiore dei casi, solo i nostri nipoti vedranno libere le opere di Hendrix o di Moondog (grazie alle scalette del Di Roma).

Qualche tempo fa mi e' capitato sotto gli occhi una vecchia versione russa di Winnie Pooh (essendo del 1969 ma sopratutto sovietica, per ovvi motivi, salto' a pie' pari il copyright). Ho trovato un piccolo orso furbetto, un maialino ingenuo, un asino depresso e allora mi sono domandato: ma che razza di storia e' questa? E la risposta e' semplice quanto sorprendente: e' quella originale! (per i piu' curiosi consiglio questo articolo). Fatto sta che nel 1961 la Disney ne compro' i diritti (in realtà già da 30 anni veniva sfruttato in modo scientifico) ma, lungi dal criticare la versione disneyana, rimane il fatto che un'opera letteraria viene estesa non dal suo autore ma piuttosto di ne detiene i diritti.

Se e' vero che proteggere i diritti di un autore vivente può trovare qualche giustificazione, estendere tali diritti agli editori ben oltre la morte dell'autore, con le piu' svariate scuse, e' semplicemente un pretesto per continuare a lucrare su qualcosa che quasi per diritto naturale dovrebbe diventare di dominio pubblico, decretandone, finalmente senza interessate campagne pubblicitarie, il definitivo successo oppure il definitivo oblio.

Internet e' lo strumento che sta distruggendo tutti gli argomenti che si raccontano quando si evoca il copyright come la necessaria difesa degli autori (e non piuttosto degli editori), ma questa storia, lo prometto, ve la raccontero' un'altra volta.

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