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La ricostruzione sarà un terremoto?

Di: Gianni Ciaccio | 06/04/2009
Io abito in provincia di Rieti, al confine con la provincia romana.
Alle 3.30 mia moglie ed io siamo stati svegliati dal tintinnare del lampadario e dal muoversi del letto. Il senso di impotenza era tale che non abbiamo pensato nemmeno di alzarci. I nostri figli non si sono accorti di nulla. In quel minuto ho pensato che poteva essere l’ennesimo terremoto umbro, che poteva essere stata colpita Roma, comunque doveva essere forte, e lontano. Mentre io rimanevo a letto inerme, pensavo, quante persone stavano vivendo un dramma, quante perdevano la loro vita in quell’attimo. Pensavo alla paura di morire.
Da noi il terremoto ha mosso le case ma non ha creato danni. Ed oggi è il giorno dopo. Le immagini e le notizie abruzzesi sono drammatiche e tra queste si muovono come fantasmi i paradossi italiani.
Abbiamo zone ad alto rischio sismico. L’Aquila è una, ma ci sono Messina e Reggio Calabria ad esempio. Abbiamo centri storici di migliaia di piccoli paesi di nemmeno mille anime con case risalenti all’ottocento ed oltre. La legge sulle costruzioni antisismiche risale agli anni ottanta. Una costruzione antisismica vuol dire che in terremoti di questa entità rimani vivo. E’ poco?
Allora chiedo al governo di rivedere il piano casa. Ricostruiamo con criteri ecocompatibili, rispettosi del paesaggio e delle tradizioni locali, in modo antisismico, tutti i centri storici e le nuove costruzioni vecchie nei critreri delle zone a rischio italiane. Si darà lavoro, non si speculerà, si salveranno decine di migliaia di vite umane.
E non costruiamo un mega ponte in zone a rischio come Reggio e Messina. Ci vuole rispetto per noi stessi e per la terra che ci ospita.

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