Cerca tra i 5480 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Faber, amico fragile.

Di: Gianpaolo Castaldo | 11/01/2009
Sempre in bilico fra l'indifferenza per certe celebrazioni e il giusto riconoscimento, tocca a me oggi aprire il blog odierno che parlerà di Fabrizio De Andrè. Nulla da dire sulla sua vicenda musicale, basta aprire uno fra i mille siti internet a lui dedicati, per saperne vita, morte e miracoli. Non ne sarei nemmeno all'altezza. Mi interessa molto di più la vicenda umana, del mio amico fragile. Faber era un anarchico vero, anarchico e pacifista. Anche un credente, a modo suo. Non tutti lo sanno e questo perchè pochi, anzi, quasi nessuno, lo dice. Non lo dirà Mollica nei suoi servizi del TG1, non se ne parlerà stasera nello special a reti unificate che andrà in onda a casa di Fazio alle 20,10 su rai tre. De Andrè ha saputo cogliere le inquietudini di una moltitudine di persone descrivendo la vita e la morte, avvicinandosi a Dio scansando il clero, descrivendo il bene ed il male, i buoni e i cattivi. "Gli artisti sono gli anticorpi che la società oppone al potere, l'artista non deve integrarsi, se lo fa, lo abbiamo nel culo" recita con voce fuori campo nel film del '96 a lui dedicato da Bruno Bigoni e Romano Giuffrida intitolato proprio FABER. Un artista da ascoltare in tutta la sua evoluzione musicale, sennò non se ne apprezza la crescita, il gusto, la filosofia, il metodo e l'emozione. Diverso da tutto e da tutti, io lo vorrei ricordare con il suo disco d'addio, ANIME SALVE, un elogio alla solitudine, allo spirito libero, alla sacralità di Smisurata Preghiera, alle voci che nessuno ascolta mai di Korakahnè e all'emarginazione di Princesa. Urla, Anime Salve, il dolore della solitudine forzata, esaltandone però la sua bellezza quando essa viene cercata e voluta come soluzione ai mali del vivere, lei che rifugge dalle aggregazioni perchè è là che nascono i semi della violenza. L'appello finale, forse il vero saluto al Signore, invocato al di là di tutte le gerarchie ecclesiastiche come una preghiera che non debba per forza provenire da una fede interiore, che magari non c'è. Un disco di un attualità disarmante, che parla di integrazione e globalizzazione, di minoranze e sorpusi. Un vero e proprio testamento: "Quando la morte mi chiamerà, forse qualcuno protesterà, dopo aver letto nel testamento quel che gli lascio in eredità, non maleditemi, non serve a niente, tanto all'inferno ci sarò gia".

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST