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In punta di browser!

Di: Franz Andreani | 29/10/2008
Il browser è l’ultima frontiera del web, proprio lui, il software che usiamo per navigare sulla rete. Detto per inciso navigare sulla rete a me sembra un controsenso, le reti imprigionano i pesci, ma noi uomini ci navighiamo dentro, ma tant’è, così si usa dire.
Cerchiamo di vedere il fatto. Subito dopo l’estate, il leader dei motori di ricerca lancia, un po’ a sorpresa, la versione beta (preliminare) di un nuovo software per accedere ad internet: Chrome. Non vi stupiscano due cose: il lancio sul mercato di una beta release e il fatto che il browser abbia ricevuto una pubblicità gratuita ed unanime.
La prima cosa è dettato dalle regole della borsa americana. Google è quotato al Nasdaq, ed ogni novità potrebbe far salire o scendere il valore percepito delle sue azioni a seconda della fiducia che gli investitori pongono sulla novità, quindi negli USA le società di software sono da qualche anno obbligate a distribuire delle versioni preliminari pubbliche dei loro software. La seconda ragione va ricercata nella grande capacità di marketing che da sempre ha caratterizzato Google, la sua immediatezza nei contenuti e il suo approccio rivoluzionario al web: tutti i maggiori cambiamenti alla rete come la vediamo oggi, li dobbiamo alla società americana. Non c’è da stupirsi allora se ogni annuncio fatto da Google diventa un evento di costume innanzi tutto, facendo scattare un meccanismo di autopromozione mondiale.
Ma perché il gigante dei motori di ricerca su internet scrive il proprio browser quando il mercato è dominato da Internet Explorer di Microsoft (quasi il 70%), da Mozilla Firefox (un buon 20%) da Safari della Mela (circa 8%)? Perché sui motori di ricerca si gioca una enorme fetta dei profitti che si realizzano su internet. Quando accedete ad un sito, una parte percentuale del ritorno pubblicitario va a chi ha scritto il browser che vi ci hanno portato. Ecco spiegato dunque che Google ha deciso di diminuire la quota che spartisce con i produttori di browser, Microsoft in testa, e di ritagliarsi una fetta di mercato tutta sua. Va notato che Chrome punta decisamente in alto: la sua concezione molto moderna tenta di erodere proprio il mercato della casa di Bill Gates.
Tutto questo complica un po’ le cose. Il web si è arricchito di contenuti e soprattutto di interattività ed il browser è diventato sempre più uno strumento cruciale per accedere a tutti questo contenuti. Non voglio assolutamente mettere in discussione la bontà dell’uno o dell’altro software, certo però che chi scrive applicativi web – ormai non si può più parlare di siti web – deve sempre fare i conti con un nemico in agguato: la compatibilità nei confronti dei diversi browser, la capacità cioè di farsi vedere da tutti questi prodotti differenti. Ed ecco che, in questa nuova era del web che chiamano web 2.0, l’unicità e l’inequivocabilità del linguaggio che aveva caratterizzato la rete fino a ieri, è scomparsa, e ci troviamo di fronte all’ennesima babele dettata dal mercato.

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