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cambiamo Andiamo in: sono andato?

Di: Franz Andreani | 25/10/2008
Lascio il mio post di ieri per permettervi di leggere tutti i commenti che ho trovato interessanti, OK ero uno dei bivaccatori della piazza, ma ho parlato, discusso dentro e fuori la manifestazione, ho visto toccato con gli occhi e con le mani. A voi la parola perchè la vostra, e la nsostra, è quella che mi interessa. All'epoca in cui fu indetta la manifestazione del 25 ottobre, l’appuntamento sembrava veramente molto lontano, non tanto per una distanza temporale, quanto perché sembrava una manifestazione vuota, con poca motivazione. Non che mancassero le tematiche: ambiente, razzismo, fascismo, politica di facciata, bugie, Alitalia, ma sembrava un appuntamento senza slogan, provato della forza da una strategia del contro molto poco propositiva. Del resto agli ultimi cortei un po’ datati, sembrava di andare a fare una passeggiata, si camminava a ranghi molto separati, nessuna vera organizzazione o un servizio d’ordine, niente o quasi da gridare, solo qualche sound machne.
Ma la storia supera l’immaginazione della politica, che in Italia non brilla affatto, e gli studenti, sempre loro guarda caso, riescono a riempire la manifestazione di contenuto e a darle forza. Sarà capitato anche a voi di sentire la frase di un amico che più o meno suona: non è che io voglia dar ragione a Veltroni o a questa sinistra sconclusionata e divisa, ma mi sembra importante esserci. Eppure i temi sono tanti, ma la disinformazione, il silenzio, il minimizzare sistematico operato da tutti i media più seguiti, ha fatto svaporare ogni ragione.
Esserci, agire, scendere dalla poltrona piazzata davanti alla televisione ed uscire, lasciare a casa le pantofole per difendere un futuro che viene sistematicamente fatto a pezzi da parole ben messe che non hanno nulla dietro.
Non sposo la Confindustria ed il suo attuale “capitano”, ma Emma Marcegaglia, ieri sul “Corriere”, alla domanda su cosa pensasse della riforma della scuola ha risposto: quello è un decreto, non una riforma. Quattro pezze fatte per allargare il consenso, e la cosa che non mi stancherò mai di dire è che il consenso arriva. Berlusconi dice che ci vuole la polizia a sgomberare le università, per far posto al capitale privato, e la gente gli fa il coro e parte l’assurda litania degli studenti colpevoli di bloccare le elezioni trainata dalla stampa.
Siamo in un paese dove protestare, dissentire è ormai al limite del reato, sicuramente è un atto sconveniente ed impopolare. Scriveva bene Gianni Ciaccio sul BLOG, l’unica cosa che ci resta e sdraiarci a terra, per quello non si può essere puniti.
E allora andiamoci alla manifestazione, tiriamo fuori al nostra grinta, ma soprattutto iniziamo a cambiare i nostri valori di riferimento. Intendiamoci: come ci si fa a lamentare della TV quando scegliamo di sederci davanti ad essa a guardarla? Certo, capita di finire tra le parole di Ascanio Celestini, che dipinge perfettamente un quadro desolante e vero, assieme alla Dandini, ma sono casi rari
Andiamo allora, marciamo compatti e vicini, e gridiamo slogano, facciamoci sentire, che la rivoluzione culturale comincia nelle piazze, come ci insegnano gli studenti. Ci incontriamo lì.

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