Una nuova ricerca del CNR ci mette in guardia da un uso improprio di internet. E’ la nuova tendenza tra i giovani: uno sballo a poco prezzo, facilmente reperibile in internet, ma le cui potenziali insidie sono ancora tutte da indagare. Secondo quanto promettono numerosi siti che commercializzano questi file, gli adolescenti possono drogarsi virtualmente, sparandosi nelle orecchie, per ore e ore, suoni particolari alla ricerca di effetti psichedelici. A provocare il ‘trip’ sarebbero onde sonore on line, che si basano sull’effetto binaurale dei suoni, che stimola il cervello su frequenze bassissime, tra i 3 e i 30 Hertz (i cosiddetti infrasuoni), innescando le più diverse reazioni e sollecitando l’attività cerebrale in maniera anomala.
Per sballarsi on line basterebbe quindi collegarsi a internet e scaricare file dai nomi decisamente espliciti come cocaina, ecstasy, peyote, marijuana. “Questi suoni a bassissima frequenzaâ€, spiega Michelangelo Iannone dell’Istituto di scienze neurologiche (Isn) del Cnr di Catanzaro, “non vengono somministrati ‘tal quali’, ma sono il risultato della complessa tecnica dei ‘battiti binaurali’, che riesce a produrre una frequenza così bassa da due frequenze udibili, ma che posseggono una minima differenza; a titolo di esempio: la somministrazione di 500 Hertz da un lato della cuffia e 530 nell’altro risulta nei 30 Hz ricercati dal ‘tecnologico sperimentatore di nuove sensazioni’â€. E il gioco è fatto.
Le dinamiche commerciali sono simili a quelle del mercato tradizionale degli allucinogeni: si comincia con file offerti gratuitamente, per passare poi alla ‘somministrazione’ a pagamento, con pratiche guide all’uso, tipo “Come far funzionare una dose al 100%â€.
A questo fenomeno si stanno interessando, oltre alla Guardia di Finanza, alcuni ricercatori dell’ Isn-Cnr di Catanzaro, che da anni studiano gli effetti del suono e le modalità con cui potenziano l’effetto di alcune droghe sintetiche.
“In particolareâ€, spiega Iannone dell’Isn-Cnr, “abbiamo somministrato ad alcuni animali da esperimento una quantità minima di ecstasy, incapace da sola di determinare effetti neurologici, insieme con una ‘dose’ di suono a 95 decibel, il massimo consentito per legge nelle discoteche, riscontrando un potenziamento degli effetti dell’ecstasy. Non solo, aumentando la dose iniziale di ecstasy abbiamo ottenuto un forte incremento dell’effetto che è durato cinque giorniâ€.
Questa interazione è relativa alla potenza del suono, non alla sua frequenza. “I dati scientifici sono stati pubblicati a livello internazionale un paio di anni faâ€, conferma il ricercatore, “quando nemmeno si ipotizzava che il fenomeno ‘i-doser’ (questo è il nome con cui si identifica questa nuova tendenza) sarebbe esploso in modo così evidenteâ€. E aggiunge: “Sui ‘binaural beats’ e sulle conseguenze sul sistema nervoso dell’ascolto di queste basse frequenze esiste una discreta letteratura scientifica internazionale che prova come queste onde abbiano un effetto sugli esseri umani. Ancora tutto da approfondire, ma ce l’hannoâ€.
Cosa suggerire dunque ai giovani che rischiano di cadere nel giro delle droghe in rete? “Prudenzaâ€, consiglia Iannone. “Non esagerare in allarmismi, ma neppure archiviare incautamente il fenomeno come una ‘bufala’. D’altra parte, questi file esistono e la gente li vende e li compra, e l’esperienza dice che un mercato non si forma se i fruitori del prodotto non hanno alcun vantaggioâ€. La risposta definitiva la daranno nel tempo studi scientifici e verifiche.