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Akipenda 2008: Gioia e Rivoluzione.

Di: Franz Andreani | 02/09/2008
La cornice naturale offerta dalla piccola radura in riva al lago di Bracciano in provincia di Roma, era perfetta per una serata ben riuscita organizzata dall’associazione LAGOccia di Anguillara. C'era anche l'impegno per l'Africa che rappresenta una delle peculiarità del gruppo di volontari, un impegno doppio, sia legato al progetto UTAWALEZA FARM, aiuto destinato ad un area particolarmente depressa del Malawi, che - a titolo personale da parte di Valentino Di Carlo - per l'Etiopia del sud.
Una serie di manifestazioni fin dal pomeriggio rivolte anche ai bambini, hanno fatto da cornice al concerto, l'evento che a noi della radio attira di più. E la musica non mi ha deluso affatto, anche se era quasi scontato visto il cartellone che ha offerto gruppi importanti come Wogiagia, Rein o Legittimo Brigantaggio, che non sbagliano mai dal vivo riuscendo a scatenare sia un grande coinvolgimento emotivo, che il divertimento e la danza. C'erano altre tre formazioni di tutto rispetto. Io non ho visto DIANTHA - duo femminile visto al Muso Music Festival un paio di mesi orsono - e BLUDEEPA che hanno un album molto interessante all’attivo pubblicato nel 2002, mentre ho apprezzato la perizia, forse un pò fredda dei Mascalzones, gruppo quasi jazz-reggae - se mi permettete il miscuglio - più che ska come loro dal palco si definiscono.
I Legittimo Brigantaggio insieme ai Rein, rappresentano sicuramente quanto di più fresco hanno da dire in Italia le formazioni che usano come linguaggio musicale quello del Kombat Folk, una presenza sul palco numerosa, che mette allegria e fa ballare, ma anche capace di raccontare storie al limite della fantasia, quelle splendide dei Legittimo, e quelle dei loro infiniti viaggi in lungo ed in largo per il paese per i Rein.
Ottima sorpresa quella rappresentata dai Verbamanent, anche loro situati nel solco di questo folk rock militante, a volte scanzonato, irriverente e comunque sempre autentico, anche loro una bella e nutrita presenza sul palco.
Il finale ovviamente trascinato da quelle macchine che sono diventati i Wogiagia, un messaggio forte, una energia dirompente sul palco, delle vere cariche esplosive che non lasciano nulla al caso, in una tradizione ska reggae estremamente originale, piena di messaggi chiari e senza compromessi.
Ma la cosa che mi ha colpito veramente ed in maniera positiva è stata una caratteristica in particolare che vedo da qualche anno emergere sempre con maggior carattere da molte formazioni italiane che si esibiscono sui palchi: la voglia di parlar chiaro, raccontare, ribellarsi non con facili slogan, ma comunicando appunto con chiarezza e senza intermediari, con ironia ma allo stesso tempo con cruda forza. Una sorta di nuova poesia della musica italiana, che comprende anche la creatività musicale, che ci guida, a noi come radio, e ci costringe ad uscire allo scoperto e a mollare i vecchi schemi e le vecchie divisioni, e ci obbliga a tendere le orecchie. Una delle tante rivoluzioni dal basso?
Bravi tutti.

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