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Olimpiadi e boicottaggio

Di: Franz Andreani | 08/08/2008

Lo dico subito, a scanso di equivoci: io sto con gli atleti: con coloro che si preparano per anni, sacrificano il proprio tempo per una disciplina sportiva e sognano poi di andare a confrontarsi con altri atleti del resto del mondo; sto con loro.
Ma il nostro è un paese qualunquista, terra di populismo a buon mercato, dove la verità è quella detta da chi strilla più forte. Ed è per questo che la politica cialtrona affida a due esponenti di spicco della propria maggioranza di governo, il dissenso populista dell'ultimo secondo: boicottiamo la cerimonia di apertura dei Giochi. Potete leggere il resoconto delle dichiarazioni qui sul Blog di due giorni fa.
Si tratta di dichiarazioni che non accrescono la conoscenza della gente, la gente non ne saprà di più in merito ai diritti umani violati, ma per la politica nostrana è sufficente cavalcare un'onda emotiva.
Con questo mi associo a quanti di voi hanno scritto che la decisione doveva essere presa a monte, che I giochi non si sarebbero dovuti svolgere in cina, ma ora boicottare è solo propaganda.
Ancora parliamo di boicottaggio e, se pure, perché proprio a poche ore dall'inizio dei giochi allora?
Il boicottaggio ha sempre penalizzato la parte popolare debole. Io pure sono uno che boicotta, ad esempio, i prodotti della nestlè o la cocacola, questa forma di astensione dal consumo la condivido, ma il boicottaggio economico praticato dagli stati contro i altri governi, ha sempre provocato più povertà e più disparità nel popolo, senza mai scalfire davvero la potenza di chi governa, anzi semmai, l'ha rinforzata. Ma che un politico per acchiapparsi un po' di consenso populista chieda a degli atleti di fare ciò che la politica non è stato capace di fare, mi sembra davvero una scorrettezza.
Così facendo, l'abile cialtrone non ha fatto altro che spostare il centro del dibattito dal vero problema, che è quello della violazione sistematica dei diritti umani in Cina, alla propria posizione vuota e propagandistica, alla propria persona.
Ma siamo un paese di ipocriti, ci si rifiuta di ricevere le autorità tibetane, si continua a fare affari con la potenza mondiale emergente, e si preferisce nascondersi dietro ad un dito per e chiedere agli atleti di fare i politici prendendosi loro la responsabilità del no.
Ma la Cina è diventata il palcoscenico del mondo, un'occasione imperdibile proprio per quelle masse opprese da una dittatura. E volete che si facciano fregare da un paio di politici italiani? Il problema per loro sarà un'altro, quello di raggiungere la platea mondiale per ribadiri diritti fondamentali mancati.

Continuate a dire la vostra.


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