Yellow Pecora on stage

 Le pecore gialle su un piccolo palco di provincia è argomento che non farebbe notizia se non fosse che il gruppo non mi abbia effettivamente impressionato. Una dritta di Manfredi di un paio di POD fa.
È un periodo nel quale mi perdo concerti importanti e belli, e vado in giro a grattare nelle pieghe della musica dal vivo alla ricerca di belle emozioni nuove, tra queste, due settimane fa, ho visto i Coloss, di cui ho raccontato nel mio precedente POD.
Anche qui siamo in una situazione davvero piccolina. La cornice è la festa dell'Unità, oh scusate, la festa per l'unità del Partito Democratico – e spengo ogni mio accesso polemico sul nome e le intenzioni – un palco rialzato da terra di pochi centimetri, un impianto voci. A riempire il tutto, generalmente, band locali che suonano cover per un pubblico di fronte alla birreria, alla ricerca di emozioni conosciute. Ed invece irrompono, in un sabato notte fresco e limpido, questi sei giovanissimi, energetici determinati ragazzi: gli Yellow Pecora
Un'ottima sezione ritmica, Nicola ed Andrea, supporta due chitarristi, Laura la ritmica e Matteo il solista. Davanti le due anime del gruppo, mi è parso di capire, quella sognante e romantica di Teresa alla voce, tastiera e chitarra, e quella più esuberante di Tommaso ai flauti.
Manca un po' di esperienza ma di stoffa ne hanno da vendere, è una di quelle cose che si percepisce anche senza un bell'impianto e un palco pieno di luci. Ed infatti la gente, dopo i ripetuti richiami, balla e si lascia trascinare.
La voce di Teresa colpisce, un'ottima tecnica un bel vibrato anche dal vivo e immagino pochi anni. Ma è tutta la band che funziona, mischia un folk rock con influenze irlandesi, una bella tecnica al servizio esclusivo dell'energia. Sono sicuro che, se continuano così, andranno molto avanti questi ragazzini e ci allieteranno in palchi dedicati alla loro sprizzante energia.