Anche quest'anno, e per la settima volta, in un venerdì di
luglio, in un paesino del viterbese una comunità formata da un'ottantina di
persone, dà il meglio di se in quanto ad organizzazione e idee; per tre giorni
a partire da questo venerdì si tiene il Muso Music Festival, una serie di
concerti di gruppi italiani con musica originale, inseriti in una cornice di
festa ove è possibile mangiare, acquistare libri e CD, parlare. Non c'è nulla,
nell'area della festa che non sia direttamente organizzata e gestita dai Musi.
Al di là delle presentazioni e dei gruppi, di cui trovate
sul sito ampia descrizione, quello che mi preme è raccontarvi chi sono i Musi,
che li ha portati a questo settimo anno.
L'emblema dei musi è rappresentato da ino e one, l'uno
piccolino con il senso dell'organizzazione e tutto sotto controllo, la spalla
alla quale tutti si appoggiano, l'altro, giocatore di rugby, forte energico
quando serve e tuttofare. Attorno a loro – che badi bene non sono capi, perché
un capo in teoria non esiste - c'è il Presidente e tutto il resto, persone che
regalano il proprio tempo libero, la propria passione alla riuscita della festa,
che consiste nel far suonare nel modo migliore possibile dei musicisti su un
palco e nel far divertire il più possibile il pubblico.
Questa è l'essenza della festa, autofinanziata, auto
pensata, auto realizzata. Poi c'è il Comune che, visto che non può dar soldi –
con l'aria che tira poi - dà il suo contributo ancora più prezioso, ai massimi
livelli istituzionali.
Questa passione gratuita e senza riserva, forse potrebbe
essere raccontata da una storia narratami ieri sera da una Musa: quanto lei
avesse difeso con orgoglio le scelte musicali della festa, contraddette e
bollate come "politiche" da un gruppo di ragazzi di un paese vicino. E lei
diceva: fatela voi una festa come la nostra, trovate voi dei gruppi che vi
permettano di avere pubblico e che si prestino a suonare per una cifra
ragionevole, perché sono contenti di trovarsi una festa come la nostra, perché qui
si sentono di casa.
In realtà per me questo è politica, è la politica di cui
abbiamo bisogno adesso, una politica non schierata, ma fatta, non parlata ma
"agita", una politica che costruisce, che da spazio a tutti, anche alla
tolleranza.
È per questo che bisogna fidarsi dei Musi.
Un'ultima cosa: se venite al festival, ricordate che a
Oriolo Romano si fa la raccolta differenziata – porta a porta, e la si fa anche
e soprattutto durante la festa: quindi occhio ai secchioni specifici.
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