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Chi ha fiducia nei Musi?

Di: Franz Andreani | 18/07/2008

 Anche quest'anno, e per la settima volta, in un venerdì di luglio, in un paesino del viterbese una comunità formata da un'ottantina di persone, dà il meglio di se in quanto ad organizzazione e idee; per tre giorni a partire da questo venerdì si tiene il Muso Music Festival, una serie di concerti di gruppi italiani con musica originale, inseriti in una cornice di festa ove è possibile mangiare, acquistare libri e CD, parlare. Non c'è nulla, nell'area della festa che non sia direttamente organizzata e gestita dai Musi.
Al di là delle presentazioni e dei gruppi, di cui trovate sul sito ampia descrizione, quello che mi preme è raccontarvi chi sono i Musi, che li ha portati a questo settimo anno.
L'emblema dei musi è rappresentato da ino e one, l'uno piccolino con il senso dell'organizzazione e tutto sotto controllo, la spalla alla quale tutti si appoggiano, l'altro, giocatore di rugby, forte energico quando serve e tuttofare. Attorno a loro – che badi bene non sono capi, perché un capo in teoria non esiste - c'è il Presidente e tutto il resto, persone che regalano il proprio tempo libero, la propria passione alla riuscita della festa, che consiste nel far suonare nel modo migliore possibile dei musicisti su un palco e nel far divertire il più possibile il pubblico.
Questa è l'essenza della festa, autofinanziata, auto pensata, auto realizzata. Poi c'è il Comune che, visto che non può dar soldi – con l'aria che tira poi - dà il suo contributo ancora più prezioso, ai massimi livelli istituzionali.
Questa passione gratuita e senza riserva, forse potrebbe essere raccontata da una storia narratami ieri sera da una Musa: quanto lei avesse difeso con orgoglio le scelte musicali della festa, contraddette e bollate come "politiche" da un gruppo di ragazzi di un paese vicino. E lei diceva: fatela voi una festa come la nostra, trovate voi dei gruppi che vi permettano di avere pubblico e che si prestino a suonare per una cifra ragionevole, perché sono contenti di trovarsi una festa come la nostra, perché qui si sentono di casa.
In realtà per me questo è politica, è la politica di cui abbiamo bisogno adesso, una politica non schierata, ma fatta, non parlata ma "agita", una politica che costruisce, che da spazio a tutti, anche alla tolleranza.
È per questo che bisogna fidarsi dei Musi.
Un'ultima cosa: se venite al festival, ricordate che a Oriolo Romano si fa la raccolta differenziata – porta a porta, e la si fa anche e soprattutto durante la festa: quindi occhio ai secchioni specifici.

 


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