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Non voglio credere che a Report..

Di: Gianni Ciaccio | 14/02/2008

(Il pezzo ha importanti aggiornamenti nel commento di Maurizio N)

Una pugnalata, un altro schiaffone, ecco cos'è questa mail. Io sono un fan della Gabanelli e di Report, uno dei programmi più interessanti e coraggiosi della Rai, e la mail è di Paolo Bernard, uno dei collaboratori, ormai ex, della  trasmissione. Svela le conseguenze di certe inchieste, le possibili forme di censura legale ed addirittura preventiva alle quali si può andare incontro. Attendo con ansia smentita, non solo verbale, della giornalista.

Censura 'legale'
Paolo Barnard – 11 febbraio 2008

Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al  nostro Paese, eccovi una forma di censura nell'informazione di cui  non si parla mai. E' la peggiore, poiché non proviene frontalmente  dal Sistema, ma prende il giornalista alle spalle. Il risultato è  che, avvolti dal silenzio e privi dell'appoggio dell'indignazione  pubblica, non ci si può difendere. Questa censura sta di fatto  paralizzando l'opera di denuncia dei misfatti sia italiani che  internazionali da parte di tanti giornalisti 'fuori dal coro'.
Si tratta, in sintesi, dell'abbandono in cui i nostri editori spesso  ci gettano al primo insorgere di contenziosi legali derivanti delle  nostre inchieste 'scomode'. Come funziona e quanto sia pericoloso  questo fenomeno per la libertà d'informazione ve lo illustro citando  il mio caso.
Si tratta di un fenomeno dalle ampie e gravissime implicazioni per la  società civile italiana, per cui vi prego di leggere fino in fondo il  breve racconto.
Per la trasmissione Report di Milena Gabanelli, cui ho lavorato dando  tutto me stesso fin dal primo minuto della sua messa in onda nel  1994, feci fra le altre
un'inchiesta contro la criminosa pratica del  comparaggio farmaceutico, trasmessa l'11/10/2001 ("Little Pharma &  Big Pharma"). Col comparaggio (reato da art.170 leggi pubblica  sicurezza) alcune case farmaceutiche tentano di corrompere i medici  con regali e congressi di lusso in posti esotici per ottenere  maggiori prescrizioni dei loro farmaci, e questo avviene ovviamente  con gravissime ripercussioni sulla comunità (il prof. Silvio  Garattini ha dichiarato: "Dal 30 al 50% di medicine prescritte non 
necessarie") e spesso anche sulla nostra salute (uno dei tanti esempi  è il farmaco Vioxx, prescritto a man bassa e a cui sono stati  attribuiti da 35 a 55.000 morti nei soli USA).
L'inchiesta fu giudicata talmente essenziale per il pubblico  interesse che la RAI la replicò il 15/2/2003. Per quella inchiesta io, la RAI e Milena Gabanelli fummo citati in  giudizio il 16/11/2004(1) da un informatore farmaceutico che si  ritenne danneggiato dalle rivelazioni da noi fatte.
Il lavoro era stato accuratamente visionato da uno dei più alti  avvocati della RAI prima della messa in onda, il quale aveva dato il  suo pieno benestare.Ok, siamo nei guai e trascinati in tribunale. Per 10 anni Milena  Gabanelli mi aveva assicurato che in questi casi io (come gli altri  redattori) sarei stato difeso dalla RAI, e dunque di non preoccuparmi (2). La natura dirompente delle nostre inchieste giustificava la mia  preoccupazione. Mi fidai, e per anni non mi risparmiai nei rischi.
All'atto di citazione in giudizio, la RAI e Milena Gabanelli mi  abbandonano al mio destino. Non sarò affatto difeso, mi dovrò  arrangiare. La Gabanelli sarà invece ampiamente difesa da uno degli 
studi legali più prestigiosi di Roma, lo stesso che difende la RAI in  questa controversia legale.(3) Ma non solo.
La linea difensiva dell'azienda di viale Mazzini e di Milena  Gabanelli sarà di chiedere ai giudici di imputare a me, e solo a me  (sic), ogni eventuale misfatto, e perciò ogni eventuale risarcimento 
in caso di sentenza avversa.(4) E questo per un'inchiesta di pubblico interesse da loro (RAI- Gabanelli) voluta, approvata, trasmessa e replicata.**( la RAI può tecnicamente fare questo in virtù di una clausola  contenuta nei contratti che noi collaboratori siamo costretti a  firmare per poter lavorare, la clausola cosiddetta di manleva(5),  dove è sancita la sollevazione dell'editore da qualsiasi  responsabilità legale che gli possa venir contestata a causa di un  nostro lavoro. Noi giornalisti non abbiamo scelta, dobbiamo firmarla  pena la perdita del lavoro commissionatoci, ma come ho già detto  l'accordo con Milena Gabanelli era moralmente ben altro, né è  moralmente giustificabile l'operato della RAI in questi casi).
Sono sconcertato. Ma come? Lavoro per RAI e Report per 10 anni, sono  anima e corpo con l'impresa della Gabanelli, faccio in questo caso  un'inchiesta che la RAI stessa esibisce come esemplare, e ora nel  momento del bisogno mi voltano le spalle con assoluta indifferenza. E 
non solo: lavorano compatti contro di me.La prospettiva di dover sostenere spese legali per anni, e se  condannato di dover pagare cifre a quattro o cinque zeri in  risarcimenti, mi è angosciante, poiché non sono facoltoso e rischio  perdite che non mi posso permettere.
Ma al peggio non c'è limite. Il 18 ottobre 2005 ricevo una  raccomandata. La apro. E' un atto di costituzione in mora della RAI  contro di me. Significa che la RAI si rifarà su di me nel caso 
perdessimo la causa. Recita il testo: "La presente pertanto vale come  formale costituzione in mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto  la RAI s.p.a. dovesse pagare in conseguenza dell'eventuale 
accoglimento della domanda posta dal dott. Xxxx (colui che ci citò in  giudizio, nda) nei confronti della RAI medesima".(6) Nel leggere quella raccomandata provai un dolore denso,  nell'incredulità.
Interpello Milena Gabanelli, che si dichiara estranea alla cosa. La  sollecito a intervenire presso la RAI , e magari anche pubblicamente,  contro questa vicenda. Dopo poche settimane e messa di fronte  all'evidenza, la Gabanelli tenta di rassicurarmi dicendo che "la  rivalsa che ti era stata fatta (dalla RAI contro di me, nda) è stata  lasciata morire in giudizio... è una lettera extragiudiziale dovuta,  ma che sarà lasciata morire nel giudizio in corso... Finirà tutto in  nulla."(7)
Non sarà così, e non è così oggi: giuridicamente parlando,  quell'atto di costituzione in mora è ancora valido, eccome. Non solo,  Milena Gabanelli non ha mai preso posizione pubblicamente contro  quell'atto, né si è mai dissociata dalla linea di difesa della RAI  che è interamente contro di me, come sopra descritto, e come  dimostrano gli ultimi atti del processo in corso.(8)
Non mi dilungo. All'epoca di questi fatti avevo appena lasciato  Report, da allora ho lasciato anche la RAI. Non ci sarà mai più  un'inchiesta da me firmata sull'emittente di Stato, e non mi fido più 
di alcun editore. Non mi posso permette di perdere l'unica casa che  posseggo o di vedere il mio incerto reddito di freelance decimato  dalle spese legali, poiché abbandonato a me stesso da coloro che si  fregiavano delle mie inchieste 'coraggiose'. Questa non è una mia  mancanza di coraggio, è realismo e senso di responsabilità nei  confronti soprattutto dei miei cari.
Così la mia voce d'inchiesta è stata messa a tacere. E qui vengo al  punto cruciale: siamo già in tanti colleghi abbandonati e zittiti in  questo modo.
Ecco come funziona la vera "scomparsa dei fatti", quella che voi non  conoscete, oggi diffusissima, quella dove per mettere a tacere si  usano, invece degli 'editti bulgari', i tribunali in una collusione 
di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi;  comportamenti tecnicamente ineccepibili, ma moralmente assai meno.
Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi  giornalisti ancora disposti a dire il vero, operata da parte di  chiunque venga colto nel malaffare, attuata da costoro per mezzo  delle minacce legali e di fatto permessa dal comportamento degli  editori.
Gli editori devono difendere i loro giornalisti che rischiano per il  pubblico interesse, e devono impegnarsi a togliere le clausole di  manleva dai contratti che, lo ribadisco, siamo obbligati a firmare  per poter lavorare.Infatti oggi in Italia sono gli avvocati dei gaglioffi, e gli uffici 
affari legali dei media, che di fatto decidono quello che voi verrete  a sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che  rischiano di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità.
Questo bavaglio ha e avrà sempre più un potere paralizzante sulla  denuncia dei misfatti italiani a mezzo stampa o tv, di molto  superiore a quello di qualsiasi politico o servo del Sistema.
Posso solo chiedervi di diffondere con tutta l'energia possibile  questa realtà, via mailing lists, siti, blogs, parlandone. Ma ancor  più accorato è il mio appello affinché voi non la sottovalutiate.
In ultimo. E' assai probabile che verrò querelato dalla RAI e dalla  signora Gabanelli per questo mio grido d'allarme, e ciò non sarà  piacevole per me.
Hanno imbavagliato la mia libertà professionale, ma non  imbavaglieranno mai la mia coscienza, perché quello che sto facendo  in queste righe è dire la verità per il bene di tutti. Spero solo  che serva.
Grazie di avermi letto.
Paolo Barnard
dpbarnard@libero.it

Note:
1) Tribunale civile di Roma, Atto di citazione, 31095, Roma 10/11/2004. 2) Fatto su cui ho più di un testimone pronto a confermarlo. 3) Nel volume "Le inchieste di Report" (Rizzoli BUR, 2006) Milena  Gabanelli eroicamente afferma: "...alle nostre spalle non c'è  un'azienda che ci tuteli dalle cause civili". Prendo atto che il  prestigioso studio legale del Prof. Avv. Andrea Di Porto, Ordinario 
nell'Università di Roma La Sapienza , difende in questo dibattimento  sia la RAI che Milena Gabanelli. Ma non me. 4) Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott. Rizzo- 
R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per tutto quanto argomentato la  RAi-Radiotelevisione Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli  chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia:...porre a carico  del dott. Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria...". 5) Un esempio di questa clausola tratto da un mio contratto con la  RAI : "Lei in qualità di avente diritto... esonera la RAI da ogni  responsabilità al riguardo obbligandosi altresì a tenerci indenni da  tutti gli oneri di qualsivoglia natura a noi eventualmente derivanti  in ragione del presente accordo, con particolare riferimento a quelli  di natura legale o giudiziaria". 6) Raccomandata AR n. 12737143222-9, atto di costituzione in mora  dallo Studio Legale Di Porto per conto della RAI contro Paolo  Barnard, Roma, 3/10/2005. 7) Email da Milena Gabanelli a Paolo Barnard, 15/11/2005, 09:39:18
8) Tribunale Civile di Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876  Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva  anche nelle richieste di cui alle note del 30/6/2005...". (si veda  nota 4)

 


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