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Casini, Cuffaro e il Senato.

Di: Gianpaolo Castaldo | 30/01/2008

Siamo già in campagna elettorale: Totò Cuffaro ha appena rassegnato le dimissioni da Presidente della regione Sicilia che Pierferdy lo invita a candidarsi al Senato. Leggete cosa c'è scitto oggi sul sito Antimafia 2000 a firma di Saverio Lodato: "Cuffaro è stato appena condannato a 5 anni e all'interdizione dai pubblici uffici. Casini si dice sicuro che gli sciacalli fra qualche mese saranno costretti a chiedergli scusa. Casini non sa, o finge di non sapere, che ci vorranno almeno altri tre anni perché la sentenza del Tribunale di Palermo passi in giudicato e già molto prima, grazie anche alla «egge Cirielli, il reato sarà abbondantemente prescritto. Casini non sa, o finge di non sapere, che intanto è partita una nuova inchiesta della Procura di Palermo, questa volta per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli sciacalli di Casini dunque avrebbero ancora molto tempo a disposizione per scorazzare nelle praterie. A meno che... A meno che Cuffaro non venga tratto in salvo dagli innocentisti di professione con la proposta indecente. Se andasse davvero a finire così, Casini saprebbe spiegarci in che consiste l'alto significato morale delle dimissioni irrevocabili presentate da Cuffaro all'Ars. C'è un vecchio proverbio siciliano che dice: «fuiri è vrigogna, ma è salvamentu di vita» (fuggire è vergogna, ma è salvamento di vita). E anche «fuggire», in certi casi, è legittimo. Ma in quel caso Casini ammetterà che tutta la sua prosopopea sul rispetto da parte di Cuffaro delle decisioni dei giudici, sulla volontà di difendersi in processo e non fuori dal processo, sulla decisione di battersi sino alla fine per l'accertamento della verità, altro non sarebbero stati che specchietti luccicanti agitati nelle convinzione che gli elettori ancora oggi abbiano l'anello al naso. Quanto a Cuffaro, se ascoltasse queste sirene, dopo l'esibizione della coppola, dopo la scorpacciata di cannoli, non gli resterebbe che quel proverbio tagliato su misura a giustificazione del disonore".

 


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