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Non rimastelliamo nel torbido

Di: Gianni Ciaccio | 17/01/2008

 Lascio ai nostri amici dotati di più concreta fantasia gli scenari possibili dopo le dimissioni del ministro  Mastella.

A noi che ci collochiamo in qualche punto della sinistra, e, ad occhio, ne vedo tanti quanti sono i puntini colorati che formano l'immagine di un televisore, Mastella non è mai entrato nei cuori. Però fa ( ha fatto?) parte dell'attuale governo Prodiano. E' (è stato?) Ministro della Giustizia.  Certo che se la sua vita politica l'ha gestita come il suo blog, noi stiamo messi male e lui non può che ricevere  gli stessi "commenti".

Uno stralcio dall'agenzia Reuters "Il ministro Mastella, ricevendo la solidarietà del premier Romano Prodi, del Parlamento e di tutto il mondo politico, si è dimesso oggi dopo la notizia dell'arresto della moglie, criticando duramente una parte della magistratura".

Pongo al ministro una domanda, e la pongo a tutti i politici.

Perché, appena si ha a che fare con la giustizia, si spara contro la giustizia?

Ciò è ancora più grave se è il Ministro della Giustizia a sparare.

Possiamo discutere di metodo. L'Italia non brilla. Intercettazioni telefoniche, notizie date prima alla stampa che all'indagato, gogna mediatica ecc.

Ma cosa possiamo aspettarci da un popolo a cui viene insegnato a non guardarsi dentro, a dare sempre le colpa a qualcun' altro o qualcos'altro. Che insegnamento da la classe dirigente?

La famiglia Mastella ( indagati al momento sono anche la moglie del ministro ed il consuocero) ha gli strumenti economici, sociali e politici per difendersi. Molti più di un qualsiasi cittadino.

Se loro non credono nella giustizia, perché dovrei crederci io?


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