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VERIFICHE

Di: Gianni Ciaccio | 06/12/2007

  

Per chi è nato in Italia sembra cosa normale l'avvicendarsi di esternazioni da parte dei politici. E' già raro che queste riguardino proprio la politica. Quando questo accade, solo per ciò, dovremmo essere gai. Sono dunque grato a Fausto Bertinotti per l'intervista politica data a Repubblica di martedì 4 dicembre.

Da quelle riflessioni sono nati i mal di pancia di cui sappiamo. Dei temi ne abbiamo già parlato, aspettiamo il "confronto" di gennaio.

Voglio però sottolineare un aspetto che, seppur presentato in forma retorica, mi lascia parecchie perplessità. Il leader storico di PRC si pone delle domande in forma pubblica, condivisibili certo, ma se le pone su un giornale. Ora  a mia volta una urgenza mi destruttura. Partendo dai capelli fino ai piedini, mi chiedo. Ma perché un leader di governo, Presidente della Camera dei Deputati, si sente costretto a fare domande del genere sui giornali? -Il 65% dei lavoratori italiani è senza contratto: posso sapere se questo per il governo è un problema oppure no?-. Perché non le fa nelle sedi istituzionali. -Posso sapere se in Italia, dai metalmeccanici ai giornalisti, il governo ritiene ancora difendibili i contratti  nazionali di categoria, oppure no?-. Perché non discute, si inalbera, contratta, con chi di dovere? -(aumento dei prezzi, stabilità dei salari) Posso sapere cosa pensa il governo  del problema dei salari?-. Forse non hanno tempo per parlare di questioni così banali? Non se lo filano perché è comunista? E' in atto una sorta di mobbing politico? Termina chiedendo -una bussola-. Bertinotti che chiede una bussola per orientarsi tra le scelte del governo.

Ora io mi metto nei panni di un povero disgraziato che ha votato per il centrosinistra, come sono. Se lui, che è il presidente ecc. ecc., leader di ecc., vuole la bussola, si fa quelle domande, noi, dico noi che non entriamo nella politica, che i problemi non riguardano scelte che ricadono su tante teste ma al limite, e scusate se è poco, sui nostri figli, noi, che cosa capiamo da questa storia?

L'unica cosa che mi ha insegnato è che invece di litigare con la moglie da oggi le parlerò per vie terze. Le lascerò le mie istanze appuntate su fogli al bagno od in cucina. Parlerò ai suoi genitori od alle amiche per farle arrivare i miei suggerimenti. E magari le chiederò "verifiche" via blog.

 


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