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LA DISILLUSIONE E LA PAURA

Di: Gianni Ciaccio | 26/11/2007

  

La Disillusione e la sua figliastra la Paura sono cresciute con noi. La mia generazione, quella che ha fatto le scuole superiori negli ultimi anni settanta, le ha scoperte piano piano, passando da una infausta goliardica certezza di cambiamenti e di onnipotenza fino ad approdare ai loro scheletrici scogli.

Poche domeniche fa ho rivisto, per compleanni di figliolanze, alcune coppie di amici che non frequento più da troppi anni. Li ricordo combattivi, ironici, sguardi fieri e severi, di sinistra. Li ho rivisti diversi. Diversi negli sguardi, più miti, diversi nella combattività, assente, aggrappati, alcuni, all'ironia che, da sola, non basta. C'è stato un episodio rivelatore in quel pomeriggio. Una persona più anziana di noi ha cominciato la solita tiritera: sono stato contro i fascisti in guerra, ma oggi voto Fini perché gli zingari… Anni fa l'avremmo mangiato, oggi nessuno ha accennato a rispondere qualcosa. Lui ha terminato il suo discorso senza contraddittorio, avrà creduto di dire cose tanto giuste che tutti eravamo d'accordo.

Certo da parte nostra c'era tanta stanchezza nel sentire dire le solite fesserie, è vero, certo non abbiamo più vent'anni e le energie vanno dosate, già usurpate dai figli, ma che tristezza.

Gli scandali, la politica familiar-italiana, questi anni dove tangentopoli è stata buttata al gabinetto, dove dopo pochi giorni di primavera si è ricaduti in un infinito inverno, l'incertezza del presente, più che del futuro, ci hanno sconvolto i piani. Non puoi fare un mutuo che ti fregano, se apri un'attività dopo poco arrivano gli squali e ti rifregano, un euro vale mille lirette, chiusure, precariato e licenziamenti.

Vedo nero? Forse.

Ma possibile che non si possa più credere in niente che non sia trascendentale? Possibile che della nostra vita, qui ed oggi, non si possa salvare niente che non siano la famiglia ed i figli, quando si hanno? O se stessi, quando si ha un buon ego?

Possibile che se si ha speranza residua in W: Veltroni, per dirne una a caso solo simbolica, si debba passare per ingenui od imbecilli, mentre S. Berlusconi sale sul palco di Storace tra braccia tese al grido di duce, duce?

Possibile che chi lavora per l'ambiente si senta solo ed assediato, demotivato, un'isola nel deserto?

Ma che m…a di mondo ci siamo trovati/costruiti?


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