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Aldo moro: una tragedia italiana?

Di: Franz Andreani | 24/11/2007

Giovedì scorso ho visto al teatro Eliseo di Roma, Paolo Bonacelli in "Aldo Moro Una Tragedia Italiana", un testo di Corrado Augias e Vladimiro Polchi basato sulle lettere scritte dal Presidente della DC durante i 55 giorni di prigionia tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978.
Vi dico subito che lo spettacolo non mi è piaciuto molto, l'ho trovato molto poco teatrale e molto giornalistico-documentaristico, una scena statica, filmati, un narratore e la figura di Moro interpretata senza la necessaria forza, senza il pathos necessario.
Mi ci soffermi perché nel 2008 ci troveremo nel trentennale di un evento che ha segnato profondamente la storia del nostro paese, è una traccia così profonda che, vedrete, se ne diranno molte, nel tentativo di affermare una verità ufficiale che nasconde i veri obbiettivi di quella operazione che sarebbe riduttivo voler caricare sulle spalle di una banda armata di terroristi.
Una cosa che mi ha colpito è la scelta del titolo, "una tragedia italiana" infatti ha una forte assonanza con il titolo dell'intervista di Rossana Rossanda a Mario Moretti "Brigate Rosse: una storia Italiana" nella quale si negano con forza i collegamenti delle BR con i servizi segreti anche esteri, malgrado i documenti abbiano invece fornito diverse conferme.
Lo spettacolo risulta parziale, così incentrato sulle lettere, Augias non riesce ad andare al di là dell'atmosfera che si respirava in quel periodo, del grande ridicolo dilemma di cui, vedrete ancora una volta, ci riempiranno le orecchie in occasione del trentennale: trattativa sì o trattativa no? Ne esce un Moro in dimensione nazionale, quando la sua figura aveva un grosso rilievo anche internazionale. Dalle stesse lettere dello statista appare chiaro come l'uomo politico avesse lucidamente intuito, quale sarebbe stato l'epilogo del suo rapimento ed avesse cercato di sfuggirvi con ogni mezzo, coinvolgendo proprio la DC. Questo aspetto prorompe dalle lettere di Moro, non dalla lettura parziale che ne da Augias. Un'occasione mancata ancora una volta per raccontare, documenti alla mano, cosa davvero avvenne in quei 55 giorni, un'occasione mancata da uno storico sensibile ed attento come Augias.


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