Lascio, a nome di tutta la radio,
due righe a proposito della 18° stagione dei podcast di Radiorock.to – The
Original, partendo proprio dai tre termini che vedete in questo incipit: 18,
stagione e podcast.
Quando abbiamo cominciato, se avessimo pronunciato la parola podcast, saresti stato poi costretto a spiegare il significato del vocabolo, oggi
italianizzato e universalmente conosciuto. Diciotto anni fa avremmo dovuto dire
che si trattava di un file MP3 con una voce narrante, e già l’MP3 era un
acronimo che aveva un valore di novità, nell’era dei CD al tramonto
rappresentava la nuova frontiera dell’ascolto musicale, la chiamavamo musica
liquida come il pensiero. Ora questa definizione sa di antiquato perché è ormai
questa la “musica”, si conta sulle visualizzazioni su YouTube o gli scarichi su
Spotify.
Poi c’è il magico numero 18, un’era geologica nell’era di
internet, tutto è cambiato in questi 18 anni, dalla facilità di ottenere una
connessione efficiente ai mezzi che impieghiamo per usufruirne, il telefono non
è più quello di 18 anni fa, ora la sua centralità va oltre la chiamata su Skype
o la consultazione di Facebook, tanto per citare due servizi che 18 anni fa
erano già attivi.
L’ultima è la stagione, ora assimilata alle serie TV,
formato impensabile allora, almeno nella forma in cui oggi ne usufruiamo.
In tutto questa valanga, i “radiorocker” fanno la
radio, la mettono su dei podcast con cadenza giornaliera per simulare quella
diretta differita di cui ormai tutti facciamo uso, e si accingono a farlo con
la medesima passione per la 18° stagione. Per noi il centro è la musica. La
radio, per noi, è il desiderio di mettere assieme i brani uno dopo l’altro
seguendo il flusso delle nostre emozioni, per noi questo è entrare in relazione
empatica con chi ci ascolta, che si traduce nel non spiegare la musica, nel non
raccontare le notizie curiose, nel non sentirci gli “evangelizzatori” in
possesso della verità e della bellezza. In fondo questa è la radio che ci
piacerebbe che facessero le altre, uno spirito ed una forza che si percepiva
tanti anni fa quando in Italia scoppiò la rivoluzione delle radio libere. Noi è
questo che sappiamo fare, attraverso ciò che la tecnologia ci offre riempiamo
uno spaio di contenuti, i nostri, quelli nei quali crediamo, e ci piacciono
cosi tanto che ne abbiamo fatto un canale YouTube che pubblica di tanto in tanto
dischi che ci piacciono, ne facciamo playlist, ma soprattutto “trasmissioni”,
usando quel termine che sottintende un passaggio di materia emozionale in un
aere, una comunicazione tra chi parla e chi riceve e a sua volta comunica con
chi parla. Tutto questo esiste perché, nel bel mezzo del flusso delle novità
che ci hanno travolto vorticosamente in questi 18 anni, ci siete voi
ascoltatori, che ci dite che non stiamo parlando a noi stessi inseguendo il
nostro eco, che in tanti modi ci suggerite, ci brontolate o semplicemente
silenziosamente partecipate.
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