Si riparte da 8
Oggi parte l’ottava stagione di Radiorock.To The Original, ottava per un progetto che è partito quasi fosse uno scherzo e che con il passare degli anni è divenuto il mezzo per trasmettere la nostra passione non solo per la musica o le lettere, per i film e la cucina, ma anche il piacere di ritrovarsi assieme ad una piccola ma agguerrita comunità di ascoltatori che ci seguono anche con la loro partecipazione.
E se il modello della radio di soli podcast poteva essere innovativo nel 2006, oggi – con l’evoluzione della tecnologia pilotata da un mercato sempre più frenetico e fantasioso – il nostro format potrebbe apparire non dico superato, ma quantomeno inusuale. Lo streaming specializzato, così come le sterminate librerie di brani, ITunes per esempio alla quale si è affiancata l’agguerrita Spotify, mettono in discussione lo stesso concetto di radio.
La radio, quella che conosciamo e che in fondo non cambia da anni, ha subito dei ritocchi in questo ultimo periodo. È difficile ascoltare una trasmissione musicale condotta da un conduttore unico ad esempio. Ci sono illustri eccezioni che confermano la regola. È altrettanto difficile non imbattersi in coppie di conduttori che, tra un brano e l’altro, raccontano fattarelli di basso spessore, storielle di animali e persone usate come riempitivi, oppure passano in esame al microscopio un determinato brano o un determinato disco o addirittura un artista, o, ancora, invitano gli ascoltatori a raccontare la propria esperienza sull’argomento del giorno. Che fatica per me ascoltare questo tipo di radio, a poco vale sapere che si sta cercando di spostare la radio dall’FM al digitale – il DAB (Digital Audio Broadcasting) è stato riverniciato con il nome altisonante di Digital Radio, che promette più canali, più scelta, più democrazia e migliore qualità, ma trovandoci in Italia la promessa non verrà mantenuta, ed il contenuto delle radio rimarrà invariato tra spot pubblicitari, ammiccamenti e i soliti pochissimi brani in rotazione continua.
E il panorama delle internet radio italiane non è meno desolante, sempre secondo la visione che ho della radio. Generalmente queste scimmiottano la sorella in FM ma con un bel po’ di “professionalità” in meno. Il risultato è il magico moltiplicarsi degli stessi brani che ora si sentono in FM e sul web.
Certo che ci sono le eccezioni, basta cercarle scavando per l’FM o su internet andando a spasso per le webrado del resto del mondo. E poi ci siamo noi, formichine della radiofonia fatta con quel rigore e quella passione che ci rende forse anche un po’ alla “vecchia maniera”, ma la nostra storia, che di certo conoscete, ci porta a desiderare fortemente una radio che si basi sulla musica e che non vi presenti una pappa fatta, un prodotto finito, una minestra scodellata piena di nozioni da critici musicali attempati e fuori tempo o farcita da storielle.
I musicisti scrivono ed hanno scritto musica e a noi piace farvela ascoltare incuriosendovi per la musica in sé, senza ricorrere ad aneddoti, tanto più che oggi – sempre facendo ricorso alla tecnologia – non è difficile reperire informazioni che vanno dal titolo dell’album o del brano alla storia del musicista e alle sue influenze o ai gruppi collegati e persino ai testi, già tenedo in mano uno dei nostri smartphone. Noi vogliamo trasmettervi la nostra curiosità, perché ci pare che l’approccio alla cultura e all’informazione sia totalmente appiattito su ciò di cui gli altri usufruiscono, i cosiddetti “grandi successi” del passato e del futuro, togliendo a chi dell’arte, della musica e dello spettacolo in genere è il fruitore, il gusto della curiosità, della scelta, del rifiuto e della passione.
Qui c’è l’essenza di una radio che con l’avvio di questa ottava stagione non è riuscita a mettere in campo le novità tecnologiche che si era prefissata, quindi avremo una partenza all’insegna di quanto fatto fino ad ora, ma non temete le novità arriveranno. Da parte vostra regalateci il vostro tempo, la vostra attenzione e le vostre indicazioni, ma soprattutto facciamoci l’augurio di essere sempre infinitamente curiosi.