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Michael Innes - Christmas at Candleshoe

Di: Bookworm | 22/07/2013
Michael Innes è lo pseudonimo con il quale lo scrittore scozzese J. I. M. Stewart scrive libri gialli. Il suo personaggio più famoso è l’ispettore Appleby, di famiglia nobile, intellettuale, colto, amante delle arti, e i suoi gialli sono pieni di una raffinata ironia sullo snobismo e l’ignoranza della nobiltà decaduta e dei nuovi ricchi nella società inglese.
Christmas at Candleshoe, del 1953, è un giallo diverso; l’ironia c’è tutta, ma il giallo è sommerso da un’atmosfera assurda, esasperata, quasi da film di Buñuel. Eppure il film che ne è stato tratto, nel 1977, “Una ragazza, un maggiordomo e una lady”, dalla Walt Disney, non sembrerebbe aver sfruttato la parte critica e ironica, ma ha ‘normalizzato’ l’assurdo perché in un film per bambini è giusto che il comportamento degli adulti sia esasperato e poco credibile. Tra l’altro, non avendo visto il film, non ho idea di chi possa essere il maggiordomo: nel libro il personaggio più simile è un anziano parroco, e la ragazza (Jodie Foster, vedo dalla copertina) è in realtà un ragazzo, dall’inizio alla fine.
La Lady si, quella c’è, ed è una tipica lady di Innes; Lady Candleshoe è ormai povera in canna e vive nell’antica magione di famiglia, persa nelle campagne inglesi, completamente in rovina e fatiscente, insieme a un anziano parroco in pensione che fa da maggiordomo, amministratore e tuttofare, e che sembra convinto di vivere ancora in un’epoca precedente alla regina Elisabetta (prima), e a un giovinetto, figlio di una cameriera americana morta di malattia molti anni prima, il quale fa i lavori di fatica, organizza l’economia domestica, e organizza anche, insieme a un gruppo ragazzini suoi compagni di scuola, la difesa della residenza contro attacchi di non meglio specificati nemici. Difesa che comunque si dimostrerà indispensabile.
In questo scenario improbabile piovono l’anziana e determinata milionaria americana Mrs. Feather accompagnata dal figlio Grant, studente di Oxford. Sono stati a visitare la dimora storica di Benison Hall, aperta al pubblico dai proprietari per tentare di coprire le spese, un’usanza che stava prendendo piedi in quegli anni, ma che ancora è in voga. Se visitate una “stately mansion” in Inghilterra o in Scozia, le probabilità sono che sarete guidati nella visita dal conte o marchese che abita la dimora, e il té alla caffetteria viene servito dalla sua gentile signora e dalle figlie.
La signora Feather ha deciso che le piacerebbe acquistare una dimora storica per se. Intravedendo i tetti di Candleshoe dalla strada, decide che una casa così male in arnese dovrebbe essere un acquisto facile, e si fa praticamente inviate a prendere il té nonostante le riserve del figlio sul buon gusto della manovra, e l’evidente diffidenza del ragazzo Jay. Ma la dimora nasconde un tesoro, due quadri di Tiziano nascosti lì durante la guerra dal ramo cadetto della famiglia, i proprietari di Benison Hall, e mentre costoro si presentano nel mezzo della notte per reclamarne il possesso, anche una banda di malviventi dà l’assalto alla casa pensando di poterli rubare indisturbati.
Un gioco, una fantasia, che la Disney ha interpretato nella sua parte più ridicola e tumultuosa, ma che letta come una benevola presa in giro, ma anche triste riflessione sui valori e costumi in rapida trasformazione nella società inglese, non è affatto un cattivo romanzo da ombrellone.

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