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La carica dei 101

Di: Franz Andreani | 29/04/2013
La breve storia repubblicana del nostro paese ce lo insegna: i governi di larghe intese in Italia sono segnati dal sangue. Così è stato per il PCI al governo nel 1978 in accordo con la DC scandito dal rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, così è stato durante il giuramento del primo governo Letta che ha sancito le così dette larghe intese.
Non mi piace la parola inciucio, chiamiamo questo accordo un’intesa, un accordo politico; forse in un paese dominato da tanto disprezzo e disattenzione per la base popolare potrebbe accadere che questo sia il migliore governo possibile, non lo so, non mi sbilancio, certo è che nel ’78, l’accordo venne costruito su delle basi dopo lunghe trattative, nel 2013 è sembrata più una scelta obbligata, una risposta d’emergenza ad una situazione oggettivamente grave e apparentemente ingovernabile. Il PD è riuscito ad autodistruggersi proprio nel momento in cui la base stava prendendo coscienza di sé e stava chiedendo di poter partecipare alle scelte del partito che, proprio attraverso il suo non essere più partito, stava chiudendosi nei palazzi per garantirsi privilegi e potere. Ed è per questo che in questa lotta di correnti, chi ci ha rimesso è stato il segretario Bersani, che – ad onor del vero – aveva dato una serie di segnali di discontinuità molto forti, pur non rendendosi conto in tempo dell’emorragia interna che si stava manifestando in maniera sempre più intensa durante la campagna elettorale.
Il punto, quello che la base non riesce a digerire secondo me è questo: il PD, con il voto dei 101 parlamentari soprattutto contro Romano Prodi alla presidenza della repubblica, ha effettuato una virata secca, una virata proveniente dall’alto, non dalla direzione, ma da qualcuno, una corrente forte, fortissima all’interno del partito, che ha imposto una linea politica contraria a quella votata dagli elettori. Una parte dei cittadini continuerà a non digerire un cambiamento del quale probabilmente non c’era bisogno, un cambiamento che ha indebolito il partito, la maggior parte rimarrà scettica rassegnata e sfiduciata. Cui prodest? È una domanda importante che dobbiamo porci, un punto sul quale dobbiamo essere vigili, attenti.
È incredibile quanto l’attentato avvenuto domenica faccia gioco a questa situazione ambigua diretta da berlusconi con l’appoggio di una parte dei democratici, sotto l’ombrello protettivo di quel demagogico concetto che è la rottamazione dei dirigenti. C’è così tanta falsità in quella battaglia che potremo ritrovarci con una classe dirigente inesperta e ancor peggio guidata da tweet e post, senza una coerenza politica, una linea: i 101 seduti in parlamento che non avranno mai né un nome né un volto ne sono la rappresentazione più palese.

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