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L’isola delle farfalle

Di: Bookworm | 29/01/2013
(Giunti, 2012). L’autrice, Corina Bomann, è tedesca e vive in Germania. Anche la protagonista del libro, ma la storia si svolge fra l’Inghilterra e l’isola di Ceylon, quella che dà il titolo al romanzo. Ed è proprio un romanzo, con tutti gli ingredienti del genere, il romanticismo, l’avventura, l’esotismo, e i costumi, misteri e crinoline della fine dell’Ottocento. La trama è semplice, classica, efficace e svolta bene; Diane, avvocatessa tedesca in crisi con il marito, riceve una telefonata dal maggiordomo di una prozia inglese a cui è molto legata, per informarla che la zia Emmely è in fin di vita. Arrivata appena in tempo in Inghilterra, viene incaricata dalla zia di svelare il segreto di famiglia, segreto che risale a uno scandalo della fine dell’Ottocento e ha coinvolto la trisnonna di Diane. La ricerca, tramite indizi abilmente seminati dal maggiordomo dopo la morte della zia, porta Diane a Ceylon, l’isola del tè, dove scopre che la sua famiglia aveva posseduto una piantagione e per un periodo vi aveva vissuto. La ricerca di Diane viene raccontata in parallelo alla cronaca del viaggio a Ceylon delle due sorelle Grace (trisnonna di Diane) e Victoria Tremayne, che si trasferiscono alla piantagione con la famiglia in seguito alla morte misterioso dello zio, fratello di loro padre, che ne era il proprietario originale. I produttori inglesi di tè hanno tentato di mantenere sull’isola una società simile a quella della madrepatria, ma il contrasto con la vita e le usanze locali, per non parlare del clima, rende l’adattamento difficile. Naturalmente c’è il vicino cattivissimo, un razzista che frusta i nativi e insidia le fanciulle, e trama la rovina della piantagione, c’è un giallo sulla morte poco chiara dello zio, c’è un amore proibito fra una ricca giovane inglese e un nativo Tamil che da una parte è stato educato alla scuola inglese, quindi alla cultura occidentale, e dall’altra mantiene la cultura e le tradizioni locali praticando da maestro l’arte marziale tradizionale assolutamente proibita dai colonizzatori. Anche Diana, che quindi non è tutta tedesca ma è mezza inglese, viene aiutata nella sua ricerca da un Tamil indù educato in Inghilterra che sta scrivendo un libro sulle Tigri Tamil e le origini storiche del loro conflitto con i cingalesi. Ma l’argomento serve solo a dare spessore romantico al personaggio, in realtà la storia delle colonizzazioni è solo uno sfondo, come le farfalle, i pappagalli e i fiori d’ibisco, per far vedere quanto siano sensibili, coraggiosi e generosi i personaggi principali di entrambe le epoche. Insomma, un romanzo romantico di evasione, che come tale funziona, è scritto bene, è colorato, è soddisfacente, non è melenso e i personaggi non sono cretini, anzi ci si affeziona, ma non bisogna cercare nulla di più, non arriva certo alla critica arguta e feroce di cui sono intrisi i libri di Jane Austen, che l’autrice deve certo conoscere molto bene, e a cui si rifà nella creazione del racconto d’epoca, in realtà modificando ben poco i suoi personaggi rispetto agli originali di Orgoglio e Pregiudizio. Probabilmente è per tutte queste ragioni che sulla fascetta del libro hanno potuto scrivere “2 ristampe in una settimana, 200.000 copie vendute solo in Germania”. Hanno scritto anche “Una grande passione, un segreto di famiglia, una terra esotica e misteriosa”; appunto. Se si cerca questo, il romanzo è completamente soddisfacente. Ma la terra esotica e misteriosa tale era e tale rimane, non si impara nulla su di essa, nemmeno come si fa una spremuta dei frutti locali, che mi pare che non vengano nemmeno nominati per nome. Mi resta una perplessità: perché una giovane scrittrice tedesca, specializzata in romanzi storici, ed evidentemente abile nell'utilizzare quei meccanismi che creano una lettura facile e scorrevole, e un libro di buon successo commerciale, ha scelto una famiglia inglese per la sua storia? Sicuramente ci saranno stati anche piantatori di tè tedeschi, gli ombrellini di pizzo e le crinoline si portavano in tutta Europa, le donne tedesche non credo amassero il busto più di quelle inglesi. Ma la letteratura tedesca di prima della grande Guerra che presentava quelle donne non ha avuto il successo di quella inglese, le donne tedesche non ci sono entrate in casa come le soubrettes britanniche. Possibile che il calcolo commerciale porti un’autrice a mantenersi così strettamente agli stereotipi secolari? Ho deciso, il libro mi ha conciliato bei sogni leggendolo prima di dormire, ma mi ha stimolato ad andare a cercare le contemporanee letterarie di Jane Austen ed Emily Bronte. Leggere serve sempre a qualcosa.

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