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Le primarie di Ken Loach

Di: Franz Andreani | 23/11/2012
Oggi mi sento un acrobata cercando di mettere in relazione le primarie del PD che si avviano domenica, con Ken Loach, l’uomo del cinema inglese protagonista del gran rifiuto, colui che, come vi raccontavamo anche noi ieri in home page, ha detto no al premio alla carriera al Torino Film Festival.
Rappresentano entrambi la sinistra; il regista inglese fa parte di quella sinistra britannica molto militante e coerente, ne è uno degli ispiratori, come per la musica potrei menzionare Julian Cope e Robert Wyatt. Anche il PD è la nostra sinistra democratica, meglio, che va a scuola di democrazia e, col fallimento del partito liquido, all’interno di una certa collegialità cerca di reinventare un partito politico, fatto non da una persona sola, quello che potremo chiamare il fenomeno del centralismo autocratico, ma da una struttura che prende decisioni collegialmente, chiamiamolo alla vecchia maniera, centralismo democratico.
Ma visto che le idee non si possono mangiare, quello che si dice bisogna poi che venga tradotto in pratica, e lì cominciano le acrobazie.
Ken Loach non solo non ritira il premio ma non lo sfugge, non lo sminuisce. Basta leggere il suo comunicato su http://www.cinemamente.com/ken-loach-torino-film-festival-2012/ per cogliere la portata del gesto. C’è una lucidità e una coerenza non da maestro; non vuole insegnare nulla, esprime semplicemente il suo punto di vista dando spessore e sostanza alla sua scelta, diciamo che compie un atto politico perché, raccontando le cose secondo la sua visione, narrando dei fatti, rende un servizio alla collettività.
Le primarie sono un esercizio di democrazia, il confronto, soprattutto sulle idee laddove ci sono delle visioni differenti, è sempre positivo. Quando si tratta di metterlo in pratica in un paese come il nostro nel quale la democrazia è di fatto sospesa e in mano ad un pugno di autocrati economicamente molto forti, si inceppano gli ingranaggi.
Secondo me accade che c’è una tale sfiducia e un tale rifiuto di un vero confronto, che si ricorre alla normazione eccessiva, a garanzia delle parti contrapposte. Atteggiamento tipicamente anti-anglosassone questo, perché lì, oltre manica, ma non dobbiamo andare neppure così lontano diciamo oltralpe, domina l’interesse pubblico rispetto a quello del singolo: lì domina la politica e non i politici.
Per garantire la trasparenza assoluta si è scelta la via burocratica (non-democratica); moduli, coincidenza con i seggi elettorali, sottoscrizioni ad appelli ed impegni nel nome dell’unità del partito. Tutto questo non solo rende l’intera operazione macchinosa, lunga e in fin dei conti complicata e un po’ risibile, ma espone l’intera prova elettorale a facili abusi. Mi è giunta notizia, ma non posso verificarne l’esattezza, che i militanti vadano in giro casa per casa a raccogliere iscrizioni infilando nelle mani dei soliti ignari vecchietti, schede con una bella x su uno dei candidati.
Queste cose le fanno i partiti alle elezioni politiche e soprattutto alle amministrative, così faceva la democrazia cristiana di antica memoria; nei piccoli comuni soprattutto votano persone che normalmente escono di rado dalla porta di casa.
Quando impareremo che non ci servono gli arruffa-tessere? Quando capiremo anche a sinistra che la coerenza, la lealtà, la competizione ti fanno perdere un turno elettorale ma non quelli dopo per molti anni a venire? Ecco che la coerenza britannica subisce un duro colpo e si spezza. Nei paesi d’oltralpe, l’organizzazione capillare di partito fa si che la scelta del segretario politico abbia la più ampia base popolare, ed il segretario politico si prende l’impegno di guidare il governo. Al termine della legislatura se è stato bravo viene riconfermato. Ne dico di banalità, vero?
Quando capiremo che tutto questo pasticcio non fa altro che alimentare il vuoto della politica ed il pieno dei politici, ed il vuoto della politica, inteso come il vuoto delle scelte a favore dei cittadini sia che ti abbiano votato sia che non lo abbiano fatto, dà spazio alle squadracce fasciste che picchiano i diversi, omosessuali, extracomunitari ed ora anche ebrei.
Abbiamo fatto un grande passo indietro senza guardarci alle spalle, e non ci siamo accorti che siamo sull’orlo di un precipizio, io andrò a votare alle primarie, per fortuna sono già iscritto, ma non credo che queste abbiano rappresentato un segnale significativo di svolta e me ne dispiaccio, ma se posso fare un minimo, lo faccio.

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