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CHE POI IN FONDO "PECHINO EXPRESS" NON E’ COSI’ MALE...

Di: Marcello Berlich | 31/10/2012
E adesso, liberissimi di esibirvi in contumelie e lancio di serci. Insomma, rispetto a quello che la RAI (e sottolineo, la RAI) ci ha proposto negli ultimi anni in fatto di reality ambientati in luoghi esotici, "Pechino Express" rappresenta un bel passo in avanti.
Un amico l’altro giorno mi faceva notare che ricorda "Turisti per caso": diciamo che mentre i buoni Roversi e Blady proponevano un tipico 'programma da Rai3', con qualche pretesa ‘educativa’ e la classica aria generale da ‘w la mondializzazione e la multiculturalità’, (intendiamoci non che in questo vi sia nulla di male), "Pechino Express", toglie ‘riflessione’ e aggiunge 'caciara', la butta tutta su questa ‘gara a chi arriva primo’, che ricorda tanto "La corsa più pazza d’America" ci mette in mezzo tanta ironia, qualche baruffa o una furtiva lacrima, ma sempre una conclusione alla ‘tarallucci e vino’; e intanto ti fa pure vedere qualche scorcio esotico che non guasta (in uno stile che, alla lontana può ricordare certi programmi di avventura on the road come ad esempio Overland, per rimanere in casa RAI).
Certo il ‘conduttore’ Emanuele Filiberto non è il massimo della vita e suscita spesso e volentieri il riso involontario, nel suo provare a fare ‘il bravo conduttore televisivo’, riuscendoci poco, ma almeno fa ridere.
Più che ‘ciò che c’è’, sottolineerei per ‘quello che manca’: nessuno studio con gente intenta a chiacchierare, opinionisti improvvisati o terze linee del tubo catodico ripescate alla bisogna; nessuna scenata isterica, nessuna ‘piazzata’ pilotata, nessuna inutile ‘situazione estrema’ (più o meno veritiera) in cui mettere i concorrenti stuzzicando il sadismo dello spettatore.
Un programma leggero, privo di pretese, che forse non resterà nella storia della televisione italiana (per quanto altrove abbia invece ottenuto risultati lusinghieri: in Francia in particolare, sia giunto alle soglie della decima edizione) ma che (incrociando le dita) segna il tramonto dei reality urlati, violenti, incentrati su 'scene madri', sul deperimento fisico dei concorrenti, o sul mettere in mostra ampie porzioni di carne dei suddetti.
Certo non è un programma da dotti acculturati, ma tutto sommato si lascia vedere, regala un paio d’ore di svago senza impegno e insomma, detto in parole povere, almeno non abbrutisce chi lo guarda, e questo, pensando ai reality, anche quelli targati RAI è già tanto.

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