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Arrivano I Sister

Di: Bookworm | 10/10/2012
di Patrick Dewitt, traduzione (ottima) di Marco Rossari, neri Pozza 2012 € 17,00. Cominciamo dalla copertina, sicuramente riuscita e intrigante. E’ un dagherrotipo del 1852, di autore sconosciuto, “Ritratto di due giovani uomini”: A prima vista due contadini vestiti a festa, con le cravattone annodate male a cui non sembrano avvezzi, i gilet eleganti, i cappelli spavaldamente inclinati, seduti davanti a un tavolino con una bottiglia di vino, e ciascuno sta appena sollevando un bicchiere mezzo pieno. La prima cosa che colpisce sono le facce; serissimi entrambi, labbra serrate, occhi fissi in avanti. Uno, quello più elegante, con il gilet ricamato intonato alla cravatta e un cappello di paglia che sembra quasi una paglietta, ha le orecchie a sventola, la riga da una parte, lo sguardo gelido, un pacchetto sotto il braccio. L’altro, con un cappellone nero enorme e sicuramente più pratico della paglietta, ha i capelli pettinati indietro, il colletto della camicia tutto storto, il mento sfuggente e il viso un poco sfuocato; forse solo per questo, nonostante l’espressione feroce, lo sguardo non raggiunge l’impassibilità dell’altro. Quello che invece è perfettamente a fuoco, con un effetto strano perché il tavolo in mezzo invece non lo è, sono le mani dei due, quelle che non tengono i bicchieri. Entrambi le tengono appoggiate al ginocchio, quello più elegante impugna un coltello a serramanico aperto, l’altro quella che sembra una Smith & Wesson, con il dito sul grilletto.
La foto illustra perfettamente l’atmosfera del libro. La storia racconta le avventure dei due fratelli Charlie ed Eli Sister, che di mestiere fanno i sicari prezzolati per un ricco possidente di Oregon City chiamato Il Commodore. I due hanno ordine di scovare un tale Warm a San Francisco, estorcergli una misteriosa formula che questi avrebbe rubato al Commodore, e quindi ucciderlo. Charlie Sister, il fratello maggiore, è contento della vita del sicario, sembra trovare soddisfazione e piacere solo nella violenza; Eli, grassoccio, un poco imbranato, molto riflessivo, si trova male, si immedesima troppo negli altri, si fa troppe domande, e non ama la violenza, anche perché quando viene costretto a usarla perde completamente il controllo e diviene una belva, cosa che lo spaventa molto. Quindi seguiamo il loro viaggio, pieno di incontri con i personaggi assurdi della frontiera del West, i ciarlatani (che comunque, se sopravvivi alla cura, ti guariscono), le bagasce, i cercatori d’oro, i pionieri, qualche indiano, i cavalli, ciascuno con una storia un poco più prosaica e meno eroica di quanto ci abbiano raccontato il cinema e i fumetti. Un mondo in cui la violenza è la regola, ma solo nel senso in cui lo è per gli animali, una normale legge di sopravvivenza, se ti va bene vai avanti, se muori ti ha detto male, se mangi e bevi e sei in grado di camminare va tutto bene, e accoppiarsi è una necessità fisiologica. La vita è questa. Ma ci viene raccontato dalla voce di Eli Sister, sicario controvoglia, che sogna di fare una tranquilla vita da commesso, di tornare a trovare la madre, e contrappone all’indifferenza del fratello un sincero interesse nelle vicende e nei sentimenti degli altri. Quindi riesce a raccontare le vicende più crude del viaggio e gli omicidi che lui e il fratello commettono con un tono che rasenta la poesia, ed crea un netto contrasto con l’accettazione dello stato di cose, di una società costruita sulla legge del più forte, che però abbraccia senza troppo filosofare. La vicenda, arrivati in California, si fa sempre più surreale, e precipita, senza abbandonare il tono realistico delle descrizioni, fino ad un finale inaspettato ma, con il senno di poi, inevitabile.
La critica descrive il libro come comico, per me le descrizioni di situazioni bislacche, come quella del primo incontro con l’interfono nell’albergo, sono talmente piene di malinconia e di polvere della strada, da essere sì divertenti, ma prive di comicità; ed è giusto così per il senso di questo libro scritto bene, tradotto bene, interessante, sconcertante, intrigante.

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