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Franz da bar

Di: Franz Andreani | 26/09/2012
Quale futuro per il nostro paese se i cosiddetti osservatori guardano solo al prossimo anno? La domanda secca aspetta una risposta altrettanto diretta, ma credo sia impossibile darla.
Le sorti della terra dipendono da troppi fattori legati all’esperienza umana su questo globo, troppo ampio per me e per questo bar nel quale vi invito a bere un bicchiere, un caffè; sediamoci al tavolino due minuti e cerchiamo una risposta.
Il caffè esige una risposta secca: se guardiamo al 2013 e l’orizzonte è legato solo al rispetto degli impegni, all’abbassamento dello spread, a qualcosa di astratto come la finanza e i mercati che prospettiva abbiamo?
Siamo malati di miopia. Per consolarci ci diciamo che bisognerebbe pensare positivo, e poi, ed è assolutamente vero, c’è un sacco di bravissima gente che si dà da fare nel mondo reale in mezzo a coloro che hanno bisogno o più semplicemente si rimbocca le maniche, ma se mi fermo e guardo il mio futuro qui, seduto a questa scrivania, non capisco, non vedo un germoglio, e non sono un pessimista.
La crisi è stata sbandierata per tenere lo stato delle cose così come sono, si era giocata la carta del sorriso e dell’ottimismo a tutti i costi, ora si prova un ottimismo più scientifico e meno beota: un popolo furbo tenuto nell’ignoranza per mantenere lo stato delle cose, ecco ciò che siamo, in uno stato dove le parole del papa o dei politici di turno sapientemente mischiate nei “pastoni” giornalistici, hanno una risonanza eccessiva, fascisticamente convinti di essere il centro del mondo quando in realtà siamo una virgola nel mappamondo.
Un paese criminale, la cui ossatura è composta da gente il cui orizzonte è la malavita e la convivenza dei propri interessi con essa, un paese di corrotti. Ma ci siamo resi conto quanta gente ci sia che vive, sopravvivendo o prosperando in questo stato di cose? Assessori, enti, autisti, industrie, famiglie, tutti bene o male siamo compromessi o costretti con la malavita, con l’imbroglio, con la piccola truffa, con la corruzione, senza un minimo di senso collettivo, laddove viene prima l’interesse particolare e poi non viene quello comune. In questo stato di cose chi ha il coraggio di dire a qualcuno che deve rinunciare a qualche cosa, che sia un diritto o una prerogativa, o un piccolo vantaggio derivato dalla propria corporazione più o meno radicata o estesa, visto che nessuno lo ha mai fatto prima?
Il guaio è dentro di noi, ieri passeggiando con un amico dicevamo che ci vorranno più di 10 o 15 anni per cambiare questa generazione vecchia e compromessa, ed io che faccio, come starò di salute e di mente tra quindici anni?
Il primo BLOG di questa stagione magari poteva occuparsi della nuova veste logica e grafica della radio, sulla quale in redazione abbiamo discusso e lavorato assai nell’ultimo periodo, e speriamo tutti che vi piaccia e renda le nostre cose, scritte e non, più facilmente accessibili e condivisibili, e invece no, ho buttato giù il mio sfogo da bar. Il caffè è finito da un po’, la risposta, visto che non la trovo, resta nel’aria. Sarà colpa mia, mi devo impegnare maggiormente nella ricerca, mi aiutate?

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