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L'ora di socialità

Di: DJ Moostash | 16/06/2012
“L’ora di socialità è il momento in cui i matti escono dai reparti e si ritrovano nel cortile dell’istituto di detenzione.”
Con un titolo del genere, si capisce subito che questo terzo album ci consegna un Toti Poeta nuovo, i cui sguardo ed i cui testi sono molto più rivolti alla sfera del sociale che a quella del personale. Non a caso, uno dei brani del disco, Faccio di tutto, è stata pubblicata come singolo a sostegno della campagna referendaria per l’acqua pubblica, diventandone l’inno.

Dopo il promettente debutto del 2006, il secondo disco (Lo stato delle cose, 2008) aveva ottenuto buoni consensi, ed anche l’attenzione dei grandi media: Le cose che non si dicono è stata più volte trasmessa nel programma Viva Radio2 di Fiorello.
Quattro anni dopo, il cantautore siciliano affronta la fatidica prova del terzo album, dimostrando la sua piena maturazione.

I brani sono sempre freschi, vivaci, ma guadagnano in profondità, grazie anche ad arrangiamenti molto curati, che coinvolgono fra l’altro un sestetto d’archi molto presente nel disco, senza che per questo il risultato finale ne risulti appesantito.
I testi spaziano come detto maggiormente nei contenuti, restando comunque solidamente ancorati alla realtà dei nostri giorni: “Credo che questo non sia il tempo di favole d’altri mondi, di starcene noi due da soli con il cielo in una stanza, credo che bisogna parlarsi e trovare soluzioni condivise, che la musica debba fare la sua parte, è l’ora di socialità”.

Un cantautore molto moderno, ma che allo stesso tempo può rientrare nella migliore tradizione della canzone italiana, quella che sa dire cose intelligenti su melodie piacevoli ed accattivanti.

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