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Rocket Juice and the Moon

Di: Chiara Colli | 12/05/2012
Se esistessero le Olimpiadi della musica, mai come in questo 2012 Damon Albarn sarebbe il tedoforo perfetto per il Regno Unito. Ma dove Dr Dee rappresenta il lato più ambizioso e (orgogliosamente?) britannico del biondino - oggi ben più disciplinato - di Parklife, i Rocket Juice & the Moon sintetizzano lo spirito libero che un viaggio in Africa nel 1999, il primo di una lunga serie per Albarn, aveva acceso. Ed è proprio su un aereo per Lagos, nel 2008, in occasione di un live degli Africa Express (collettivo avviato dal Nostro dopo l’esperienza in Mali), che nasce l’idea del gruppo. Anzi, supergruppo: al basso c’è Flea e dietro la batteria Tony Allen. Su quel volo, il primo viaggia in business class e adora Fela Kuti; il secondo è in economy, insieme ad Albarn. La storia vuole che i RJ&TM fossero in nuce già allora, dopo ore di chiacchiere: non per un progetto serio, ma per condividere quello spirito.
Con una copertina vivacemente caotica e diciotto piccole jam, piene di funk ed idee spesso solo abbozzate, RJ&TM non è un disco per fare soldi, ma neanche immediatamente godibile per l’ascoltatore. Musicalmente, la personalità che prevale è quella di Allen, il beat afro sincopato e slegato dalla forma canzone. ”Il capitano” (Albarn, come lo chiamano i due), da il là seduto al piano, tenendosi a debita distanza dal microfono (eccetto che in Poison) e portando qualche amico. L’Hypnotic Brass Ensemble di Chicago ai (numerosi) fiati, Cheik Tidiane Seck al Moog, alcuni musicisti dell’Africa Express e la protagonista, Erykah Badu, dell’unico potenziale singolo del disco (Hey Shooter). Una spremuta esotica, dissetante su disco, ma plausibilmente molto più energizzante su (la rampa di lancio) di un palco.

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