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Pre Language

Di: Chiara Colli | 14/04/2012
Trovare riuniti The Stooges, Can e Loop in una stessa band è un sogno che abbiamo fatto in molti. Senza, ovviamente, la grandiosità che ognuno di questi gruppi ha avuto nel proprio genere, i Disappears sono riusciti a concretizzare tale scenario, apocalittico e meraviglioso allo stesso tempo. Il merito è di due album - l'esordio "Lux", orientato al proto-punk più lurido ed appiccicoso, ed il successore "Guider", più ossessivamente asciutto e visionario -, ma anche di una resa live dagli effetti piacevolmente stordenti.
Il quartetto di Chicago, oggi con il Sonic Youth Steve Shelley stabilmente dietro la batteria, è gente esperta nel picchiare duro. Gente che fa sul serio. Pertanto, il fatto che "Pre Language", uscito a un anno esatto dal lavoro precedente, si sfrondi della componente più “viaggiona” ed insista su quella più sonica, in cui la sezione ritmica prende in mano le redini dell'aggressione col caro metodo post punk, non sembra un campanello di allarme per una eventuale normalizzazione della band. Piuttosto, (ancora) una strada alternativa verso il tempio del rumore. Passo marziale, voce alienata in stile Howard Devoto e squarci chitarristici volti ad amplificare la tensione complessiva, rendono, sì, i Disappears meno selvaggi e più dritti che in passato. Ma ancora capaci di reiterare la psicosi in un labirinto a specchi come "Joa".

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