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Fenice

Di: Gianluca Diana | 07/02/2012
Nuova uscita in casa Ronin. La formazione capitanata da Bruno Dorella giunge al quinto disco sulla lunga distanza. Implementa nella stesura di “Fenice” [addirittura] la voce di Emma Tricca per “It Was A Very Good Year”, le attitudini da polistrumentista di Enrico Gabrielli sugli scudi in “Conjure Man”, ed altri ancora. Nove brani in cui si fa sempre più incisivo il suono della band, sia quando arricchisce la propria anima con strali pregni di afrobeat [“Conjure Man”], piuttosto che con movenze western-psych [“Nord”]. Potremmo andare avanti ancora per molto: ogni incisione contiene aspetti evocativi da molteplici latitudini. Ma non è forse questa la ricchezza delle sonorità post-rock? Acquisire capacità di descrizione sonora, setacciandole attraverso le personali capacità dei musicisti in oggetto, per poi riproporle con adeguata maestria? La differenza è tutta lì, nel metabolizzare e catabolizzare quanto gira attorno. A Dorella & soci questo riesce in modo egregio. A voi poi la libertà di percepire poi reminescenze nord europee o west-coast o quel che preferite. Ogni vosta considerazione non farà altro che avvalorare il risultato finale: che “Fenice” è disco ottimo. Play “Jambiya”.

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