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Lioness: Hidden Treasures

Di: Marco Cavalieri | 31/12/2011
(Island) 2011

Del terzo disco di Amy Winehouse si cominciò a parlare, con un cinismo senza pari, poche ore dopo la sua morte. Si disse che era il seguito di "Back to black", che il materiale era pronto da tempo e che il lavoro avrebbe avuto forti influenze reggae.

Poi, col passare dei giorni (quando ancora non era chiaro se Amy fosse morta di alcol, di droga o di un mix di alcol e droga) il famoso "terzo disco" della Winehouse cominciò a trasformarsi nel solito, macabro cd postumo, di quelli che arrivano subito al rimo posto in classifica, fatto di rarità, "alternative version" e qualche inedito. E questo fa pensare che il vero materiale, quello prezioso, sia ancora ben custodito e che sarà distillato solo in seguito, con il contagocce.

D'altra parte il titolo (la sola cosa onesta di tutta l'operazione) lo dice chiaramente: si tratta di tesori nascosti, non di un disco di inediti. Ma sentire chi ha avuto la fortuna di lavorare con Amy e soprattutto suo padre Mitch parlare di "operazione che anche Amy avrebbe voluto", diciamocelo, fa decisamente rabbia.

Perché credo che i veri fan di Amy, quelli che come me la amavano e temevano ogni giorno di dover leggere "la notizia", abbiano vissuto gli stessi, laceranti conflitti: ignorare la vergognosa operazione commerciale e non dare una lira alla cosiddetta "fondazione Winehouse" o comprare il disco il giorno dell'uscita? Personalmente, sono stato sollevato dalla pesante decisione da un provvidenziale regalo di Natale anticipato ("Lioness" è uscito lo scorso 5 dicembre) e ora posso dire a chi fosse ancora indeciso che "Between The Cheats" e "A Song For You" varrebbero da sole l'acquisto. Ma tenete conto che chi vi sta parlando è uno che il disco lo avrebbe portato a casa anche solo per le foto di Amy. Quindi, prendete tutto con le proverbiali molle...

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