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Sartoria italiana fuori catalogo

Di: Marco Cavalieri | 03/12/2011
Colleghi giornalisti e/o dj, siete avvisati: nelle vostre recensioni o presentazioni pensateci due volte prima di definirla "giovane" o peggio ancora "emergente, perchè lei potrebbe spazientirsi.
Lei è Pilar (al secolo Ilaria Patassini) e nonostante questo sia effettivamente il suo secondo lavoro a titolo personale, la reazione potrebbe essere più che giustificata in un Paese dove il termine "giovane" ha perso ogni valore positivo, diventando un triste sinonimo di "senza futuro".
Perchè poi vai a leggere la "bio" di Ilaria e quasi non credi a tutti i premi ed i riconoscimenti ottenuti dal 2007, data di uscita del suo disco d'esordio "Femminile singolare". Eppure...
Eppure, a quattro anni di distanza, dopo lunghe ed apprezzatissime tournee in Italia ed all'estero ed un disco prezioso in collaborazione con l'ensemble Sinenomine ("Spartenza", 2009, Incipit Records / Egea), quando arriva il momento della conferma e della piena maturità, ci troviamo ancora a sentir parlare di Pilar come "giovane artista emergente". Ma emergente, poi, da cosa?

Fortunatamente, "Sartoria italiana fuori catalogo" (con la direzione artistica di Pilar e di Bungaro e la produzione e gli arrangiamenti di Tony Canto) è un disco talmente bello che - al di là della famigerata pigrizia degli addetti ai lavori e della totale chiusura dei media mainstream verso qualsiasi forma di Cultura - porterà ad Ilaria tutto quel che merita.
In un lavoro in cui la Parola è al centro di tutto (e ci piace ricordare che anche per Fabrizio De Andrè era così), anche il titolo - come già avvenne per il disco d'esordio - ha la sua importanza. Infatti, "Sartoria italiana fuori catalogo" ricorda da vicino un vanto della produttività italiana: quello dell'alta moda famosa in tutto il mondo ma, attenzione, anche e soprattutto quello dell'artigianato e della manifattura, delle cosiddette "piccole realtà" che più della grande Industria hanno tenuto in piedi questo Paese. Anche per questo, tutte le persone che hanno lavorato al progetto sono, a loro modo, artigiani. A cominciare da Bungaro, "maestro" ed amico di Ilaria, che con lei firma i nove undicesimi del disco.
"Sartoria italiana fuori catalogo" è un piccolo grande capolavoro. Ilaria ci ha messo dentro tutta se stessa: straordinarie doti tecniche, intelligenza, classe, ironia, sensualità e grande cura per i dettagli. Sarebbe un delitto non premiarla.


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