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Different Gear, Still Speeding

Di: Giacomo Tenaglia | 30/04/2011
Dopo l’esplosione del fenomeno Oasis (come sono lontani i tempi della presunta e giornalisticamente inventata rivalità con i Blur di Albarn e soci) e la sua successiva deflagrazione (dopo l’ennesimo litigio la coppia è scoppiata e i due Gallagher si sono mandati simpaticamente, reciprocamente e definitivamente a quel paese) Liam si è preso una pausa di riflessione, ha riordinato le idee e in compagnia dei suoi 'vecchi' sodali Gem Archer alla chitarra, Andy Bell al basso e Chris Sharrock alla batteria ha giocato d’anticipo, ed ha pubblicato questo album, autoprodotto, a nome Beady Eye; esordio che immediatamente è arrivato al terzo posto della classica inglese indipendente. Per quanto si tratti di una 'opera prima' conviene considerarla una prova 'transitoria'; le canzoni risentono ancora e molto del fatto che per la maggior parte sono state composte quando ancora gli Oasis esistevano. Lo diciamo soprattutto agli amanti del pop/rock 'Made in UK', il disco in questione è piacevole, ben suonato e lo si ascolta volentieri, anche se nulla aggiunge sul piano formale alla già nota 'ricetta' Oasis (sinceramente mi avrebbe stupito di più il contrario). Liam e soci volano di fiore in fiore e passano in rassegna stili: si va dal r’n’r più classico 'Bring the Light' al sixties sound d’effetto 'The Light', dalla ballata acustica 'The Morning Son' al pop più elettrico ' Standing On the Edge of the Noise' con chitarre guizzanti; in generale l’atmosfera che si ascolta tra i solchi del vinile mette in mostra un buon connubio tra melodia e rumore supportate da una sezione ritmica precisa, puntuale. Tre i singoli estratti da 'Different Gear, Still Speeding': 'Bring the Light', che ha anticipato l’album, 'Roller', uscito contemporaneamente al cd, e 'Millionaire', che sarà, per il momento, il prossimo prescelto; in ogni caso non mancano di pontenzialità ed efficacia radiofonica anche canzoni come 'Four Letter Word' e 'For Anyone'. Buon ascolto.

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