Cerca tra i 5478 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Root For Ruin

Di: Chiara Colli | 29/01/2011
"New Wave Metallica". Qualche anno fa, il chitarrista Seth Jabour, rispondeva così - non senza autoironia - quando gli veniva chiesto che genere suonasse la sua band. Ovvero, come lui stesso esplicava, l'incontro della tendenza propria dei Metallica a sovraffollare di elementi ogni canzone con una (evidente) spigolosità new wave, lontana da muscolosità rock troppo ingombranti. Neologismo di genere che, come spesso accade, fa più sorridere che rispondere alla domanda, lasciando - al massimo - intendere, quanto la ricerca costante di cortocircuito interno sia un obiettivo quasi imperante per i Les Savy Fav. Una band ormai in giro da oltre 15 anni, formatasi al college, indie fino al midollo (i cinque si autoproducono dal terzo album, datato 2001, con la Frenchkiss Records, di proprietà del bassista), celebre per i suoi live devastanti e con un nome che sa tutto di provocazione.
Alfieri dell'art rock prodotto nella Grande Mela a cavallo tra '90 e duemila, con "Root for Ruin" i cinque newyorkesi confezionano un album più accessibile rispetto ai primi tre e maggiormente "anni zero", come l'ultimo "Let's Stay Friends", pur senza perdere quell' "Excess Energies" che, ancora una volta, rende il prodotto finale simile ad una bomba ad orologeria. Fatta esclusione della più adolescenziale "Sleepless in Silverlake" e dell'alt-rock catchy (leggi Pixies) di "Let's Get Out of Here", il resto dell'album è un mix di post punk abrasivo e rock (familiare) tirato. Il riffaccio à la Gang of Four di "Appetites", le atmosfere più ombrose di "Dear Crutches" o quelle ossessive di Clear Spirits, scivolano - non senza lasciare segni - nel primo, grande calderone. La corsa maledetta di "Dirty Knails", l'abbondanza di "Excess Energies" e la frastornante "Lips'n'Stuff", sgomitano nel filone più rock e tirato, facendo scordare ogni lontana somiglianza con i Bloc Party più ispirati.
Un album tra i più energici ed adrenalinici targati 2010. Da una band che, senza dubbio, dimostra molti meno anni di quelli che realmente ha. They Still got their appetite!.

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST