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Grinderman 2

Di: Chiara Colli | 30/10/2010
C'è qualcosa di eccitante, nel sovvertire lo status quo. Un tema caro a molti, che da qualche anno sembra caratterizzare insistentemente Nick Cave e i suoi Semi Cattivi. Qualcuno l'ha chiamata crisi di mezza età, ma la svolta grezza e blues rock con Grinderman segna piuttosto una scelta consapevole dell'ex eroinomane australiano. Lui stesso raccontò come nel 2006, stufo del lavoro di ufficio con i Bad Seeds, decise di imbracciare la sei corde e scoprire il suo volto più selvaggio. Le potenziali analogie con la seconda versione - i Birthday Party - e quest'ultima, dell'ex Nick The Stripper, le hanno notate in parecchi. Grezzo, rabbioso, blues, rumoroso, essenziale ed anche un po' garage. Ma l'attitudine è diversa e Cave non si stancherà di ripeterlo. Grinderman - il cui nome si ispira ad un blues rivisitato da John Lee Hooker - è la versione "no rules" dei Semi Cattivi (e il riferimento alla band madre è dovuto solo ad una parziale corrispondenza dei membri della band), qualcosa che risponde ad un loro bisogno, adesso: niente limiti, niente imposizioni e, soprattutto, niente pianoforte. Un approccio - il musicista come divertimento e non come "lavoro d'ufficio" - che, in effetti, aveva caratterizzato in parte anche "Dig, Lazarus Dig!!!", uscito tra il primo e il secondo Grinderman in studio.
Per questo secondo Grinderman, rimangono le chitarre distorte, i tessuti elettrici al posto del piano e l'hard blues stonesiano, ma il gioco si fa ancora più serio rispetto all'esordio. Un lupo al posto della scimmia in copertina, la derisione del vivere borghese (nella psichedelia pagana di Heathen Child, dal testo al video) e un mood decisamente più mefistofelico. Lezioni di stile, dalle esplosioni soniche di Evil all'ipnosi acida di Bellringer Blues passando per l'ossessiva dichiarazione di (bellicosi) intenti con l'ululante incipit di Mickey Mouse and the Goodbye Man. Un groviglio di inquietudine ed ambizione. Sintetizzabili nei 3'33" dell'alchemica When My Babies Comes.

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