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Sleepwalkers

Di: Giacomo Tenaglia | 23/10/2010
Credo proprio che l'artista in questione non abbia bisogno di grandi presentazioni. La sua discografia è corposa (circa 20 album pubblicati escluse raccolte e live) e alcuni suoi lavori sono assolutamente fondamentali in una fonoteca che si rispetti (citiamo "Tin Drum", "Brilliant Trees" e "Secrets of the Beehive"). Dopo l'esperienza con i Japan nel periodo d'oro della new wave Sylvian ha intrapreso una carriera solista lontana dalle classifiche, lontana dai riflettori ma non per questo di secondo livello anzi, tutt'altro. Nell'ultima decade David Sylvian ha pubblicato solo due album a suo nome: "Blemish" del 2003 e alquanto ermetico e "Manafon" dell'anno scorso e assai più ispirato; altro materiale è uscito a nome Nine Horses in collaborazione con il fratello Steve Jansen e con Burnt Friedman. I suoi due dischi "solisti" non raccontano però tutta la storia del decennio '00-'10 perché nello stesso periodo Sylvian non è rimasto con le mani in mano ma ha coltivato una serie di collaborazioni e portato avanti alcuni progetti paralleli con talentuosi leader in diversi ambiti: dal pop, all'improvvisazione, dall'elettronica alla musica classica contemporanea. Ora le migliori di queste registrazioni sono state raccolte da Sylvian in "Sleepwalkers". Tutte le tracce sono state meticolosamente sequenziate e remixate. L'unico vero inedito contenuto in questo cd è "Five Lines"; un brano che segna l'inizio di una nuova partnership con il famoso giovane compositore Dai Fujikura, artista che sta anche lavorando anche al remix di "Manafon" per una pubblicazione futura. Tutti gli altri brani contenuti in "Sleepwalkers" sono già apparsi nei rispettivi album degli artisti (Fennesz, Sakamoto, Watanabe e Brandlmayr solo per citarne alcuni) con i quali Sylvian ha lavorato prestando la sua inconfondibile voce e la sua personale poetica sotto forma di testi. "Sleepwalkers" finisce così per essere una retrospettiva degli ultimi dieci anni della sua carriera escludendo però i lavori usciti solo a suo nome. Come Sylvian spiega: "Alcune collaborazioni nascono, sembrano essere un sorta di "una tantum" di scambio anche se non si può mai essere troppo sicuri di queste porteranno. Altre sono da considerare "a lungo termine" come ad esempio con Ryuichi Sakamoto (collaborazione che dura da trent'anni - ndr) e poi ce ne sono altre con cui si spera di continuare a lavorare perché ti rendi conto di aver appena scalfito la superficie dell'intesa. Indipendentemente da ciò, è bello avere così tante possibilità con cui destreggiarsi e confrontarsi. A conti fatti ogni collaborazione che inizia sembra essere una opportunità non ponderata. E' come se ci fosse un giustezza allo scambio in un determinato momento nel tempo ". A questo punto vi starete domandando: "ma il disco com'è? vale l'acquisto?" Concludendo si può affermare che il lavoro in questione sia interessante ma non immediato anzi, che richieda più passaggi per essere apprezzato ma sufficientemente vario a dimostrazione (se mai ce ne fosse stato bisogno) della poliedricità dell'artista in questione. "Sleepwalkers" è un lavoro non per tutti ma che consigliamo solo ai fans più fedeli.

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