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Di: Gianni Ciaccio | 30/05/2007

-Dopo le ultime elezioni provinciali e comunali, la tradizionale miopia dei partiti mi pare aggravata. Un tempo si parlava spesso di voto di protesta. Ricordo che così lo Stato pensava di risolvere le proprie melmose incongruenze ed inefficienze.  Radicali? Lega Nord? Liste Civiche? Ogni voto "diverso" era di protesta. Pacifico che quando quelle teste calde fossero sbollite, sarebbero rientrate nella "normalità". La Politica non temeva. Era forte e radicata. Legalmente e no. C'erano la DC ed il PCI, poi anche un forte PSI. Anni '60/'70. Con la DC la media borghesia, i cattolici; con il PCI gli operai, gli intellettuali e poi gli studenti universitari e vari simpatizzanti. Conservatori e progressisti. Centro e sinistra. C'era pura una destra liberale, una missina, ma non avevano grandi percentuali di voti: i giochi erano altrove.

C'erano insomma delle basi da dove attingere voti.

Oggi cosa votano gli operai? Non ne conosco tanti che votino DS o che siano esplosi di quella gioia tenuta lungamente a freno alla notizia del prossimo PD.

E cosa votano i cattolici? In questo caso il discorso è un po' differente, certo. Qui la chiesa di appartenenza non è crollata. Ma quanti sono i "cristiani" che vivono sempre con maggiore sofferenza la rimedievalizzazione delle alte gerarchie. E quali sarebbero i partititi od i leader d'ispirazione cristiana, quelli che urlano l'anticomunismo magari provenendo da lì o dalla sponda opposta?

-Il mondo sembra accelerare ogni giorno di più da quel settembre 2001. Nuovi muri si costruiscono, ed ogni allontanamento e divisione produce nuove incomprensioni e ruggiti.

Cosa fanno i  politici? Niente, nel migliore dei casi; qualcosa, nel peggiore. Le risposte politiche internazionali alle torri gemelle si sono fondate su errori e calcoli  sbagliati.

Ed in Italia? Quella stessa confusione e capacità di trovare risposte inesatte ed insufficienti a domande precise, si è impadronita della scena. Causa l'astensione,  figlia disillusa del voto di protesta, del potenziale elettore.

-Due suggerimenti ai politici futuri:

1) le elezioni comunali sono quelle a più diretto contatto cittadino-istituzioni, quindi più realistiche nel risultato: traetene insegnamenti.

2)   parlate con la gente nelle strade e nelle piazze, riaprite punti di aggregazione ed informazione politica e sociale. Attenzione a non cadere nella tentazione del partito dell'uomo qualunque: la funzione politica è di far crescere la società, non dovrebbe essere il cittadino ad abbassare il politico verso le sue personali istanze.

-Una preghiera alla sinistra:  cerchiamo una persona che sappia parlare ai cuori ed alla mente senza demagogie ma con la forza della realtà. Che sappia dare fiducia e riannodare, unire e non distruggere. E che sappia comunicare simpatia e non la solita strafottente superiorità snob dei leader attuali.

 


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